Camionista di Davoli si incatena davanti all’Inps: “Da qui non mi muovo”


Saverio Corasaniti

Saverio Corasaniti, 77 anni, camionista calabrese, “di Davoli Marina in provincia di Catanzaro” precisa, da anni è residente a Carpi. Dal 15 settembre, ogni giorno si incatena davanti all’Inps per protestare contro l’ingiustizia di cui è rimasto vittima e per riavere i soldi che gli spettano.

La sua storia inizia nel 2009 all’Inps di Soverato (CZ) a cui si rivolge per le pratiche della pensione. “Invece di darmi quella di vecchiaia mi hanno dato quella sociale: è stata quella l’origine di tutti i miei guai. La pensione sociale era sbagliata perché avevo quasi vent’anni di contributi e in quel periodo ne erano sufficienti quindici per avere la pensione di vecchiaia. L’incaricata di Soverato che ha seguito la mia pratica si è sbagliata e mi ha dato la pensione nella somma di 409 euro al mese. Se avessi avuto la pensione di vecchiaia ne avrei dovuti avere 519”. Dal 2009 fino alla fine del 2012 Corasaniti percepisce la pensione di 409 euro al mese più l’indicizzazione (quasi di 13 euro al mese) e quindi “alla fine del 2012 sono arrivato alla pensione di 449 euro al mese. Quando nel 2012 è salito al governo, Monti ha bloccato l’indicizzazione delle pensioni che superavano i 1.220 euro o i 1.320 non ricordo la somma precisa. Io percepivo una pensione di 449, già sbagliata di per sé, e hanno bloccato anche la mia. Io praticamente dal gennaio 2013 al dicembre 2017 ho preso sempre 449 euro senza indicizzazione”.

Nel 2018 da Soverato arriva la comunicazione che avrebbero aumentato la pensione a 519 euro e “in più mi avrebbero dato 2.200 euro di arretrati, che tra l’altro non corrispondono alla realtà perché con tutti i miei arretrati quella cifra è una fesseria. L’Inps però i 2.200 euro non me li ha dati perché io nel 2015 ho avuto un lavoro dal quale ho ricavato 2.500 euro e, siccome la pensione sociale viene considerata come un aiuto che viene dato alla persona, mi hanno tolto quei 2.500 euro dalla pensione sottraendo 192 euro al mese”.

Quale è la beffa? “Ho lavorato solo nel 2015 ma l’Inps ha reiterato anche nel 2016 la trattenuta come se io lavorassi. Ho portato la documentazione che mi ha rilasciato l’Agenzia delle Entrate di Carpi sulla quale c’è scritto che solo nel 2015 io ho avuto 2.500 euro, nel 2016 invece no.

L’Inps invece ha pensato che anche nel 2016 io abbia incassato quel guadagno e ha continuato a sottrarre 192 euro anche nel 2016. Complessivamente mi hanno tolto 4.615 euro.

I 2.200 euro che mi sono dovevano arrivare nel 2018 se li sono trattenuti come anticipo e in più da trentadue mesi si tengono cinquanta euro al mese per cui invece di corrispondermi una pensione da 527 euro me ne danno 477. Già si sono trattenuti 1.600 euro quindi secondo i loro calcoli dovrei dare all’Inps ancora mille euro secondo la consulente alla quale mi sono rivolto su suggerimento dell’avvocato”.

Se avessi percepito la pensione di vecchiaia, dal 2013 al 2017 avrei avuto diritto a cinque quattordicesime che sono altri 2.500 euro ma non me li vogliono dare sostenendo che io avevo la pensione sociale: eppure all’inizio del 2018 l’ufficio di Soverato mi aveva mandato una carta a casa riconoscendo che avrei avuto diritto a una pensione di vecchiaia fin dal 2009: perché allora non correggono tutti gli errori che da quello iniziale sono scaturiti?

Se riconoscessero gli errori accumulati negli anni io non avrei motivo di lamentarmi con l’Inps. Io non mi muovo dall’Inps di Carpi se non mi si dà 30 mila euro di arretrati, 700 euro al mese di pensione e 70 mila euro di indennizzo perché per la rabbia che mi hanno fatto accumulare mi sono venute due fibrillazioni cardiache. Ci sto un anno, due anni, fino a quando non arriva la certezza da Tridico, Presidente nazionale dell’Inps oppure da Conte che è il Capo del Governo. Se non arriva non mi muovo di qui.

Sara Gelli (temponews.it/)