Catanzaro tra problemi e “soluzioni” di una città fuori “luogo”


Il consenso popolare si divide in ogni tentativo di portare Catanzaro alla ribalta, pare disposto a condividerne idee e “sogni” capaci di far parlare di se, poco niente accade sulle attività commerciali che, sopratutto, in centro città, subiscono la stridente agonìa estiva, forma grave di una politica con poche “soluzioni”.

Quando ci si pone con attenzione verso i problemi dei commercianti, si attenderebbero”regole” di buon mercato per ottimi risultati, mentre a Catanzaro gli stornelli “romani” illudono le menti e coltivano il degrado di alcuni quartieri sempre più dimenticati e recisi dalla solitudine.

Ritroviamoci su Corso Mazzini per assistere a espedienti di qualsiasi natura, una fase epocale di vuoto intorno determinata da rari cambi logistici, poi l’ inaspettata rimozione delle panchine in pieno centro con il provvedimento di un restyling lungo e così “scomodo” in questo delicato periodo di vacanza, forse per allontanare scomode presenze di anziani durante il passeggio dei vip in città?

Ogni ragionevole dubbio ne attraversi le menti, di certo, il fastidio è ormai cagionato, mentre bastava organizzarsi ed essere celeri in questo fine “mancato” e forse premeditato.

Una Villa Margherita colma di escrementi e priva di manutenzione, senza quella debita sorveglianza che ne impedirebbe accumulo e deposito di oggetti estranei, così pericolosi a ridosso dei giochi per l’ infanzia, mentre il verde ingiallito e maleodorante ne caratterizza la tipica incuria, visivamente protagonista dalle aperte finestre dello stesso Comune di Catanzaro.

C’è chi dice no, che non si può far nulla dopo circa un mese dal tanto sperato insediamento del nuovo Sindaco Fiorita and Co., a seguito di una campagna elettorale che non avrà tenuto conto di dover intervenire con celerità istituzionale, nel risolvere le urgenze riferite a precarie condizioni ambientali di ordinario svolgimento, che seppur parzialmente avvenuto, non soddisfa affatto, anzi, per il ruolo che se ne ricopre e con autorevolezza, le ampie vedute evocate a riguardo, siano focalizzate su quella parte di capoluogo che negli anni era già invasa e sommersa da erbacce di ogni tipo, sporcizia ovunque e con dilagante rischio sanitario in tale diramata siccità nazionale.

Un primo risultato poco corposo, così flebile nel dato evidente di malessere che va consumandosi in vari luoghi di aggregazione e non di propaganda elettorale, affrancata precisazione senza alcun diritto di ripensamento, data la “nobile” questione mossa con massimo criterio e ardua attesa che le cose mutino in meglio e non in peggio, come nel caso di un commerciante che lamenta sui social la sostanziale differenza, in ogni epilogo, con tutte le altre città.

Sentirsi discriminati e illusi in un lungo tempo di attesa, comporta la perdita di forza e intraprendenza economica, malgrado tutto, nel contempo, qualche iniziativa socio-culturale ne lenisce il dolore collettivo, introducendo l’ utilità di ognuno a sostegno dell’ altro, per la dimostrazione intelligente che uniti ed in loco le cose possono farsi bene e meglio di chiunque altro pensi chè il livello sia sempre e solo di importazione, peccato doverlo ancora notare.

Si creda che il miglior contributo per elevare un territorio preveda la partecipazione del singolo, orientato a realizzarsi con tenace partecipazione, mirabile ruolo verso il netto contrasto del risaputo “Illusionismo” mediatico, ad oggi, così pericoloso e nocivo dato il “triste” verdetto che tale economia catanzarese fornisce ai sondaggi.

Questa recente condizione determina una delle pagine realmente vissute dalla nostra gente, vedi l’ ultimo ventennio che ha rappresentato il sintomatico tracollo delle attività, vane tutte le nostre ambizioni, consone alla figura identitaria di uomini e donne consumati dal lavoro, previa “soddisfazione” ?!

Il mea culpa fatica a venir fuori, poi l’ azione di recupero che interessa tutti ma proprio tutti, agonizzanti per le strade di quartiere, numerosi i cartelli “Affittasi”, “Vendesi” e vuoti di “memoria.

Innumerevoli gli appelli verso i vari settori di Economia, Turismo, Cultura e Spettacolo, per sopperire a questo immobile presente dove la perdita del commercio conferma la bocciatura di un tessuto economico da imbastire senza tregua, mentre l’ ultima “destinata” elettorale ha precluso il “tempismo” dando spazio alla provida “bacchetta magica”, abile risposta contro un disagio che non può aspettare, che invalida chiunqe provi a procreare lavoro.

I rischi sono enormi e le alchimie politico-catanzaresi irrompono di giorno in giorno confondendone il presente, mentre la ragione di sentirsi inclusi nel risultato evolutivo, sia cosa “pubblica” con gli amministratori impegnati al “sopralluogo”, al buon ascolto dei votanti cittadini, nella spirale di un modernismo “dissociato” e, quindi, figlio del costante disaccordo .

Catanzaro e la Calabria nel mondo dovrebbero promuoversi con la più autentica essenza che ne contraddistingue usi, suoni e costumi, dalla fondata storia della fieristica rievocata con coraggio, giusta attrazione turistica di produzione, vendita e divulgazione brand culturali, artigianato di esportazione calabrese anche on-line e imponenza aziendale europea.

Il passo che precede questa infelice attualità di azione, ha risentito moltissimo della mancanza di una massiccia produzione artistica di esportazione sia nel mondo del cinema e della musica, nella danza e svariate forme di comunicazione attiva, anche le più nascoste, per quella imprenditorialità capace di competere sia a livello nazionale che internazionale, nonostante, il limitato numero di presenze in etere, alcune di queste scomparse prematuramente e verso i quali oggi nutriamo riconoscenza per il poco tempo goduto e condiviso con orgoglio, ma bisogna andare avanti!

“La storia siamo noi”, siamo quella massiccia emigrazione verso i paesi più sviluppati, menti raffinate e talenti ovunque nel mondo, siamo e resteremo tesoro di Calabria, dagli intellettuali ai grandi leader di multinazionali che fanno del proprio stile un modello da adottare nella ricerca della “felicità”..
Un forte patto e, magari, più responsabile, che ci accomuni tutti in un vero consenso popolare, con idee di rinnovamento anti-statico, lasciando cadere il probabile malcostume indebito delle solite ipocrisie di palazzo, adesso che i luoghi ci forniscono l’ inequivocabile opportunità di riemergere con specifica progettualità degli addetti e non dei così “detti”.

Impegno e volontà condivisibili per non restare ancora indietro, a immaginare lo status quo delle cose irrealizzabili, mentre i nostri bambini assistono inermi allo spettacolo multimediale di un mondo che continua a girare, che no può aspettare.
Non ci resta che il fortunato ritmo di giovani che pulsano di vero, come fiaccole notturne e, forse, speranze incallite dalle notti a cantare, mentre sognano un domani più clemente, per chi vive tra i vicoli di un borgo fin troppo abbagliato dalla più ostile diplomazia.

John Nisticò