Che fa la Calabria per il turismo 2017?


 Febbraio è alla fine; le giornate si allungano verso l’Equinozio; il tempo è al bello, e, tranne qualche pioggerellina, tale resterà fino al prossimo novembre e oltre. Logica e natura e clima vorrebbero che la Calabria brulichi di forestieri; e invece se ne parlerà un poco verso luglio, e mezzo mese di chiasso ad agosto

 Per modificare tale insensato stato di cose, nulla fanno la Regione e autorità varie; e nulla i per altro sparuti operatori turistici professionali. Questi, finita la balneazione, a settembre si mettono tutti a riposo, direi a letargo, mangiando tranquilli fino alla prossima estate: come le marmotte. Così l’attività turistica rende alla Calabria molto, molto meno di quanto potrebbe; e non crea occupazione stabile; e tanto meno indotto. E campa ai margini un enorme sommerso.

 Insegna il Vico che “natura delle cose è il loro nascimento”. Il turismo in Calabria vive male perché nacque male: esempio, mezza Soverato è stata costruita “pemmu l’affittamu a li bagnanti”, ovviamente in nero e senza il minimo controllo di ordine pubblico. Mezza Soverato, e l’intera costa tirrenica del Cosentino. In alternativa, seconde case di pessima qualità e senza urbanistica: vedi Strongoli, Cutro, Davoli e S. Sostene lato mare…

 Come vedete, l’unico obiettivo erano i “bagnanti”: una categoria umana diversa dal turista, spesso antitetica. E oggi, chi vuole nuotare a Natale, piglia un aereo a basso costo, e va ai Caraibi.

 Comunque, per la Calabria ci sono quasi solo bagnanti e mare. Il mare, anche per i più coraggiosi, dura d’estate. Mancano, infatti, in Calabria:

– Il turismo di salute e degli anziani, ideale per utilizzare le mezze stagioni;

– Il turismo congressuale e di studio;

– Il turismo sportivo;

– Il turismo termale, pur praticato già ai tempi di Sibari e di Locri greca; Soverato, volendo, si troverebbe a breve distanza da Antonimina, Galatro e Caronte;

– Il turismo religioso, che è storicamente all’origine del turismo medioevale e moderno: ma la Calabria non è stata capace di valorizzare manco il centenario di san Francesco di Paola!

– Turismo naturalistico, in una Calabria che, forse unica al mondo, mostra una tale varietà di paesaggi, climi, botanica…

– Turismo culinario, oggi di grandissima tendenza. Attenzione, non bastano tre (03) ristoranti di fama mondiale.

 E che dire, che dire del turismo culturale? Mai sentito nominare, con le sole eccezioni serie di Altomonte e Santa Severina; e qualche volta, Gerace. Tutto il resto si riduce a qualche disinformato che si riempie la bocca di “Magna Grecia” e ne ignora fatti e misfatti; ai Bizantini tutti, ma proprio tutti monaci “basiliani”; e alla fucilazione di Murat, persona notissima in quanto morto e del tutto sconosciuto da vivo. Debole è l’utilizzazione del patrimonio archeologico classico; scarsissima quella dei monumenti medioevali e barocchi. Potrei stendere un elenco di decine di pagine, solo l’elenco, dei luoghi calabresi meritevoli di visita.

 E anche quel poco che si riesce a far vedere, viene presentato malissimo, in modo pesante, professorale e da tesi di laurea; senza fascino, senza mistero, senza poesia… Poesia, non bufale tipo Ulisse e Templari, roba che, per diventare poesia, ha bisogno di una condizione: che il poeta non ci creda lui per primo!

 Aggiungete una manica di piagnoni che, spacciando la mafia per scippatori, spaventa i forestieri.

 L’assessore regionale alla Cultura, che sarebbe Oliverio in persona, non dà a tale proposito alcun segno di vita; non so se ci sia, nella Giunta di Alto Profilo (urka!), un assessore al Turismo; comunque, se c’è, dorme.

 Con queste belle premesse, la Calabria si avvia, per l’estate 2017, alla sua solita balneazione caotica e fugace. E il turismo non fa sistema, non è coordinato, non è integrato con le produzioni locali; perciò non incide sull’economia regionale quanto potrebbe e dovrebbe; soprattutto, non genera lavoro certo e duraturo; tanto meno, dell’indotto nel territorio.

  A cosa serve, scrivere ciò? A niente, è ovvio: agli operatori turistici (chiamiamoli così!) sta bene così, cioè pochi giorni di lavoro e lunghissimo riposo. Oliverio è preoccupato solo di rimettere mani sulla sanità: forza, Sgura! La Roccisano combina pasticci e chiama Pietro. Il giorno che vi racconterò la mia buffa avventura con Antonio Viscomi e la cultura, capirete tante cose. Gli altri assessori, mai saputo che esistano.

 Riassunto: né politica né privati fanno un bel niente per un turismo seriamente, direi scientificamente inteso.

Ulderico Nisticò


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