Due settimane fa tv e giornali informavano il mondo della caccia a tale Igor, o come accidenti si chiami, pluriassassino; e che a detta caccia partecipavano duemila persone. Da almeno una settimana la notizia è sparita, e di Igor, o come accidenti si chiami, non parla più nessuno; e nemmeno dei duemila che gli davano la caccia. Siccome io sono dotato –non sempre è una fortuna per me, e quasi mai per gli altri – di ottima memoria, io ricordo, e mi piacerebbe sapere. Intanto mi diverto a formulare ipotesi:
- Igor è scappato all’estero;
- Igor è nascosto nelle paludi;
- Igor è ospitato da qualche complice;
- Igor è morto.
Morto, in italiano, è intransitivo. Vero che in toscano antico è anche transitivo, e ce ne dà un bell’esempio il Manzoni con “l’uomo morto per lui, l’uomo morto da lui”; e forse anche Dante, in “fossi preso e poscia morto”. Io però sto scrivendo in italiano, e lo dico a scanso di equivoci. L’ipotesi d. da me formulata è che Igor sia “defunto”, senza alcun riferimento alle cause di tale tanto tardivo trapasso. Se è morto, quale che sia la dinamica dell’evento, peggio per lui e meglio per noi.
Chi è Igor? Uno che ha ammazzato senza pietà; che era stato arrestato e condannato, poi, guarda tu, messo in libertà dalla ormai consueta interpretazione fantasiosa dell’idea che la pena mira a redimere. Liberato e non redento, ha ucciso ancora e, se non è crepato, è pronto a uccidere.
Igor è uno dei tantissimi stranieri che in Italia non ci doveva essere per nessun motivo. Non era profugo, e tanto meno pacifista in fuga da guerre; né in cerca di lavoro… Tant’è vero che era stato espulso.
Come si espelle, in Italia? Ma con un severissimo foglio di carta, e persino con la minaccia, se non se va, di una multa! Dura lex sed lex. Formalocchiu!
Ecco com’è che salva l’uzzolo di comprarsi una più o meno legale pistola, e farne uso. Perché lo Stato nacque proprio “perché i cittadini non usino le armi”; e se lo Stato è inefficiente…
A meno che Igor non sia morto e, distrattamente, si siano scordati di dircelo. Non si sa mai, qualche giornalista garantista… qualche giudice dall’immaginazione sbrigliata…
Ulderico Nisticò