Chiaravalle, l’opposizione chiede il consiglio: “Perché il polo culturale del Convento resta chiuso?”


I consiglieri Foti, Rauti e Maida sollecitano un confronto pubblico sulla struttura realizzata con fondi FSC: Immobilismo amministrativo grave e incomprensibile

I consiglieri comunali di minoranza Claudio Foti, Giuseppe Antonio Rauti e Vito Maida hanno trasmesso una richiesta formale di convocazione del Consiglio Comunale per discutere lo stato di attuazione del progetto di recupero e valorizzazione del Convento dei Padri Cappuccini, finanziato con risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) Calabria 2014–2020.

Nella nota, inviata oggi via PEC, i tre consiglieri evidenziano con preoccupazione come, nonostante i lavori risultino conclusi e collaudati da oltre un anno, la parte di struttura adibita a polo culturale resti chiusa e completamente inattiva. Un paradosso, sottolineano, se si considera che il progetto prevedeva espressamente la realizzazione di un polo culturale e museale con un centro documentale dedicato alla ricerca su fonti antiche e arte sacra.

“È inspiegabile – scrivono – che un’opera pubblica così importante, finanziata con risorse strategiche, sia stata rimossa dal dibattito pubblico e totalmente ignorata dagli strumenti ufficiali di programmazione dell’ente, incluso il DUP. Un silenzio assordante che rischia di vanificare un investimento rilevante e di aprire scenari critici, anche sul piano finanziario, qualora il soggetto erogatore dei fondi ne chiedesse la restituzione”.

I firmatari della richiesta chiedono che l’amministrazione spieghi le ragioni del blocco operativo e che il consiglio comunale individui con urgenza azioni concrete per restituire alla cittadinanza un bene pubblico concepito come motore culturale, sociale ed economico del territorio.

Il punto richiesto all’ordine del giorno verte sulla mancata apertura della struttura, sull’assenza di programmazione negli atti ufficiali e sulla necessità di intraprendere un percorso condiviso per sanare quella che viene definita “una grave stasi amministrativa”.

“È un atto doveroso e pienamente legittimo – concludono Foti, Maida e Rauti – affinché la comunità sia messa a conoscenza dello stato dell’arte e possa partecipare attivamente alle scelte strategiche che riguardano il futuro di Chiaravalle”.