“Il premio letterario trasformato in tribuna politica dal sindaco Donato che però non parla di concorsi e altre figuracce”
“Un palco, un teatro, un premio letterario. E poi un monologo, tutto politico, firmato dal sindaco di Chiaravalle Centrale, Domenico Donato. È accaduto al Teatro Impero, dove la cultura avrebbe dovuto essere protagonista e invece si è trovata piegata alle esigenze di visibilità del primo cittadino”.
Lo scrivono in una nota i consiglieri comunali di minoranza di Chiaravalle: Claudio Foti, Vito Maida e Giuseppe Rauti. “Un’occasione pubblica, quella del 1° Premio Letterario promosso e interamente organizzato dall’avvocato Giuseppe Mercurio che ha voluto riprendere una tradizione che risale, al passato, trasformata forzatamente da Donato in comizio, con tanto di proclami sul futuro nazionale e internazionale di Chiaravalle e sulle presunte azioni di sabotaggio da parte dell’opposizione” il proseguio del comunicato.
“Ma mentre Donato parlava, fuori luogo, dal palco, davanti a estranei al nostro paese tutti sconcertati per quanto stavano sentendo, c’era un’altra voce che restava inascoltata. Perché nello stesso giorno in cui il sindaco celebrava sé stesso e il suo operato, venivano pubblicati i verbali delle prove scritte del concorso per l’assunzione di due agenti di polizia municipale, un concorso che, secondo i consiglieri di minoranza, porta con sé pesanti ombre di illegittimità” l’affondo.
Il nodo principale riguarda la modifica in corsa dei requisiti di accesso, con la riammissione “con riserva” di 144 candidati precedentemente esclusi per mancanza della patente A.
“Una scelta che – secondo l’opposizione – ha, di fatto, alterato i principi di parità di trattamento e trasparenza, danneggiando quei cittadini che, proprio a causa del requisito originario, non avevano nemmeno presentato domanda”.
A denunciare la gravità della situazione è, dunque, una nota stampa dura e dettagliata, firmata dal gruppo di opposizione, che accusa l’Amministrazione di aver ignorato la richiesta formale di annullamento in autotutela, protocollata il 23 giugno, scegliendo invece di procedere “nonostante gravi irregolarità già documentate”.
Eppure, da parte della Giunta e della maggioranza politica, nessun atto, nessuna parola, nessuna presa di posizione. Solo silenzio. “Un silenzio che – si legge nella nota – equivale a piena condivisione di un modus operandi che normalizza l’anomalia, giustifica l’irregolarità con l’inerzia e riduce la trasparenza a un optional”.
E mentre il sindaco accendeva i riflettori sulla “Cultura con la C maiuscola”, nel backstage della politica locale “andava in scena una pagina tutt’altro che edificante”.
“Nel giorno dell’inaugurazione del rinnovato Palazzo Staglianò, finanziato con fondi pubblici e presentato come simbolo di inclusività – scrivono – il servoscala per le persone con disabilità non funzionava. Alcuni spettatori in carrozzina sono stati aiutati solo grazie all’intervento della Croce Rossa, con evidenti disagi e che nulla hanno a che vedere con un’idea civile e moderna di accoglienza”.
“Si alza il tiro sul sapere e sul prestigio – commenta il consigliere Claudio Foti – ma si dimentica che esiste anche una cultura della legalità. E lì, il sindaco ha preferito il silenzio”.
Ora la minoranza chiede l’intervento delle istituzioni competenti: Prefetto, Corte dei Conti, Ministero dell’Interno. Perché – concludono i consiglieri – “la legalità nei concorsi pubblici non è un’opzione negoziabile. È il fondamento della fiducia nelle istituzioni”.
Il palcoscenico è stato acceso. Ma i riflettori, quelli veri, forse dovrebbero spostarsi altrove.