Ci vuole il ringhio di Gattuso


 Mi si fa autorevolmente notare che dove nacque Gattuso ci fu un tempo il territorio di Sibari. Poi arrivarono le dieci colonie che crearono Thuri; e i coloni romani, tra cui un cliente di Cicerone avvocato, e, secondo M. Antonio, un parente povero di Ottaviano “Thurinus”, come si svaga Orazio; e i Romei (Bizantini); e chissà quanti altri.

Ma io, nel contesto di questa mia incursione nel mondo del calcio, faccio più affidamento su certi antenati barbari di Gattuso. È di Corigliano-Rossano, e più esattamente di Schiavonea, che è celebre per il santuario di S. Maria delle Armi [pietre, grotte]; e forse meno noto per l’etimologia da Schiavoni, Slavi, che ha in comune con Praia, Plaga Sclavorum. Chissà se erano, come è probabile, soldati dell’Impero Romano d’Oriente? O deportati?

Gattuso è campione del mondo del 2006. Ora, al culmine dell’altalenante carriera di allenatore, viene chiamato a salvare una Nazionale che versa in condizioni precarie, e rischia di tornarsene a casa prima ancora di partire.

Ebbene, Gennaro Gattuso dell’essere calabrese deve evitare il nostro regionale difetto peggiore, che è il pensarci su e il “poi vediamo” con un poi che non arriva mai; e deve invece appellarsi al carattere più utile al ben vivere: decidere subito, e agire con le spicce. “I cosi longhi diventanu serpi”, insegna il detto calabrese.

Agire, in questa situazione, significa prendere atto che il calcio italiano non va bene, tanto più quando si tratta di formare la Nazionale. Abbiamo squadre di proprietà forestiera, e zeppe di calciatori forestieri; e che nemmeno sono Charles o Maradona, ma spesso dei Pinchipallini qualsiasi messi in campo per favore o per giochi tv e di soldi; e solo per cognome esotico.

Abbiamo rari calciatori nostrani; e meno che meno scuole di calcio, e occasioni per far emergere dei giovani, i quali, detto chiaro, non giocano più a pallone. Servono scuole di atletica, e sull’atletica mi voglio soffermare, e ora spiegare perché spero in Gattuso da Schiavonea, detto Ringhio. Spero che ringhi terribilmente come il dantesco Minosse, e imponga disciplina sportiva e morale, e ginnastica, e senso del dovere nei confronti dei colori italiani. E un poco di entusiasmo, che diamine! E abbiamo saputo di professionisti che si sono rifiutati a indossare l’azzurro: fosse per me, non giocherebbero nemmeno scapoli/ ammogliati!

E speriamo di aggiungere Gattuso agli antichi atleti magnogreci trionfatori a Olimpia e cantati dai poeti; e che certo avevano un preparatore atletico, detto παιδοτριβής, che letteralmente vuol dire “quello che consuma i giovani”. Ecco che deve fare, consumare di fatica gli atleti come si è consumato lui nel rettangolo di gioco. Gli dedicherò un epinicio… o spero di poterlo fare?

Ulderico Nisticò