Colombo e i suoi nemici


 Di pochi nella storia si è detto tanto, anche a sproposito, quanto su Cristoforo Colombo. Oggi, 12 ottobre, negli USA, lo si festeggia, in testa gli italoamericani; mentre chiassose minoranze gli attribuiscono il solito genocidio. Un genocidio non si nega a nessuno, persino a Pino Aprile! Poi uno dà un’occhiata alle Americhe, e si accorge che si sono oggi indigeni in numero nettamente superiore al 1492.

 Indigeni, del resto, mica tanto, perché, qualche secolo prima, erano venuti dall’Asia.

 Colombo era uno dei moltissimi navigatori italiani che cercavano fortuna in Portogallo e nei Regni spagnoli. Era ormai ben noto a tutti che l’Atlantico veniva navigato almeno dal XIII secolo, e Dante ne è testimone nel XXVI dell’Inferno: Ulisse sbarca, non micio micio a Squillace, ma sbatte alla vista del Purgatorio, e muore. Intanto i Vichinghi si erano spinti fino al Vinland e alla Groenlandia, e loro discendenti abitano l’Islanda. I Portoghesi puntavano a circumnavigare l’Africa.

 Quanto a vicende diverse, e casuali, il geografo calabrese Anania, 1570, da me ripubblicato, attesta la scoperta di una tomba romana in Florida, e di un insediamento cinese in California. Ma solo quella di Colombo è una scoperta, cioè un viaggio consapevole, con precisa rotta e calcolo del tempo, e seguito da un fatto storico di colonizzazione; donde le attuali Americhe.

 Queste, accennavamo, erano abitate da popolazioni di diversissima origine e lingua e organizzazione, da tribù nomadi a Stati imperiali come gli Aztechi, ai Quequa (Incas). Gli Europei considerarono alcuni dei “selvaggi”; i Messicani, come feroci tiranni; gli Incas come una specie di Spagnoli, tanto che i nobili vennero insigniti di titoli feudali, e molti furono i matrimoni misti. Quanto agli “Indiani” del Nordamerica, la loro sorte fu condizionata dall’espansione della seconda metà del XIX secolo.

 In mezzo a queste situazioni, che qui solo riassumiamo, si svolsero fatti di esplorazione e guerra come in tutto il resto della storia umana; e gli indigeni amerindiani non erano più buoni e miti e bravi dei Romani e dei Cartaginesi durante le Guerre puniche, e prima e dopo. Il calendario azteco dei sacrifici umani è una macelleria… in senso letterale, visto che si mangiavano il resto.

 C’è chi vuole condannare l’intera storia umana, inclusa la poesia e l’arte eccetera, ma condannare tutti è uguale a tutti assolvere. La poesia, ragazzi, mica sono quelle cose che la scuola ammannisce ai malcapitati allievi, cioè solipsismi di depressi: se dalla poesia eliminate la guerra (48% del totale) e gli amori sbagliati (altro 48), resta solo la Vispa Teresa: tranne, bene inteso, le versioni goliardiche che vi racconto quando siete più grandi!

 Siccome non ci sono mai stati dei buoni, con rarissime eccezioni e solo individuali, salutiamo in Colombo uno degli artefici della storia umana com’è, e non come qualche nostalgico dell’Eden vorrebbero che fosse.

 Molto interessante è la figura umana di Cristoforo, travagliata e contraddittoria, tra religione e politica, tra scienza e avventura, tra passione ed avidità, più di onori che di denaro.

Ulderico Nisticò