Colonia sanitaria e non solo


 Di fronte alla carenza di vaccini e alle palesi inadempienze contrattuali di Pfizer eccetera, persino da ambienti governativi si leva un sussurro di dolore: “Perché non produciamo il vaccino in Italia?”; aggiungendo, per non disturbare i sonni dell’Europa, “acquistando i diritti…”.

 Perché dovremmo acquistare i diritti altrui e non creare un vaccino a Milano o a Soverato? Ovvio, perché i vaccini li inventano in Germania, Olanda, USA, Russia, Gran Bretagna… persino (patacche) in Cina… dovunque, ma non in Italia. Giacché, per inventare qualcosa servono gli inventori, gli scienziati, i ricercatori; e in Italia non ce ne sono; o, se ne nascono, vanno a lavorare all’estero.

 Se un sistema di ricerca funziona, cioè si hanno tutte le conoscenze e le attrezzature, e il personale non sindacalizzato, un vaccino si crea in mezzora; si produce nelle dosi necessarie; si distribuisce attraverso un sistema sanitario efficiente, e amen. E non si aspetta d’Oltralpe un camioncino come abbiamo visto in tv, un camioncino (01) e decine di auto di scorta per fare scena.

 Ma proprio la vicenda covid sta dimostrando che la nostra ricerca è gravemente carente; e se andassimo a fondo, scopriremmo che per ogni ricercatore vero ce ne sono tre o quattro raccomandati.

 Lo stesso per l’elettronica. Ogni volta che io telefono, passo dei soldi a una ditta straniera. Ma vi dirò di peggio: quando mi serve un testo greco o latino al computer (molti li ho cartacei, ma non certo tutti), scopro che mi sto collegando con università americane; e poi mi ricordo che la Facoltà di lettere di Cosenza ha, o ebbe, un insegnamento di “Pedagogia della R-esistenza”, perfetto esempio di sistemazione senza il minimo contenuto, e senza ombra di latino e greco o italiano o storia eccetera.

 Però, dicono, l’Italia ha la moda, e un’altra fandonietta che circola, la “bellezza” su cui guadagnare; come se al Louvre o al British non andassero milioni di visitatori. Se anche fosse che l’Italia può arrangiarsi a campare di bellezza e vestiti, resta in tutto il resto arretrata. E se domani, per un caso qualsiasi, lo Stato estero rompesse i rapporti commerciali, io resterei senza telefono. E se la Germania compra sottobanco dosi Pfizer – è già successo –, loro guariscono e noi restiamo con il covid.

 È un palese caso di neocolonialismo: nel sistema internazionale, all’Italia viene affidato un compito da mandolinisti come nel XVIII secolo… e stavo per dire cantanti e musicisti, ma allora c’erano Metastasio e Vivaldi, oggi anche la musica è americana, e noi esibiamo canzonettisti afoni. L’Italia non deve fare concorrenza nelle cose serie e di portata strategica, che invece deve comprare altrove. E quando, come nel caso del vaccino, nemmeno ci vendono la roba, deve lamentarsi invano.

 Come quando la Francia voleva friggere il riso del Vietnam con l’olio delle noccioline del Senegal, in modo che il Senegal avesse bisogno del Vietnam e il Vietnam del Senegal, e tutt’e due non potessero fare a meno della Francia. Il progetto fallì: chissà se vi viene a mente qualcosa?

Ulderico Nisticò