Commissario: questa sì che è un’ideona! E nomen, omen.


 Per la Trasversale delle Serre, dopo sessant’anni di chiacchiere al vento e alla pioggia, ecco nominato un commissario: segno certissimo di serietà d’intenti da parte dell’ANAS e dello Stato.

 Il primo effetto del commissario è proprio la fine delle chiacchiere, sia quelle generiche, sia quelle in precampagna elettorale, sia quelle degli archeologi della domenica, eccetera. Le chiacchiere servono solo a rinviare; il commissario, serve a fare presto. E, dopo sei decenni di sproloqui, se anche la strada finisse stasera 19 giugno, sarebbe sempre tardi!

 Bene, buono e rapido lavoro, Eutimio Mucilli. E qui, anche a volersi dominare che nemmeno gli stoici, non si può proprio fare a meno di proclamare che nomen, omen: nel nome, il presagio. Gli illuministi penseranno che è un caso; ma gli illuministi, e razionalisti in genere, non ne hanno mai azzeccata una.

 Eutimio è una variante di Eutimo, Εὔθυμος, che vuol dire Benevolo. E sì, è proprio lui, il nostro Eutimo, l’eroe che finalmente ci viene in aiuto.

 Attenti qui, ragazzi: mai eroe mitico fu più genuino. Figlio di Asticle di Locri, fu pugile olimpionico ben tre volte vincitore: nel 484, nel 476, nel 472. Gli scolpì una statua Pitagora di Samo o di Reggio, e ne rimane il basamento ad Olimpia. C’è una scritta Εὔθυμος nel Museo di Locri.

 Ma Eutimo è anche, diciamo soprattutto un caso di divinizzazione di un mortale. Ne parlano – qui accenno, ma sapete che ne abbiamo scritto molte volte, e rappresentato un imponente dramma: Callimaco, Strabone, Pausania, Plinio e vari altri.

 A Temesa, che dovrebbe corrispondere, grosso modo, ad Amantea, città degli Ausoni e poi degli Etoli, capitò Ulisse. Ora, fermi tutti prima di scatenare gli omeristi di terza mano di cui la Calabria già brulica: è l’unico cenno degli antichi a un passaggio da qui del figlio di Laerte, e senza fondare un bel niente, e tanto meno corteggiare principesse di alta montagna in gita a lontanissimo mare. Passò e se ne andò, ma un suo marinaio, evidentemente all’oscuro delle usanze locali, violentò una fanciulla, e venne subito ucciso. Solo che si dimenticarono di seppellirlo, e divenne un demone irato, con il nome di Alibante o Lica; e pretendeva ogni anno un sacrificio. Qui taccio, perché siamo in fascia protetta.

 Arriva Eutimo, batte il demone con misterioso incontro tra un vivo e uno spettro, si sposa a Temesa, dove era vivo un cinque o seicento anni dopo. Il mito vela tutta una serie di altre guerre tra Locri e Crotone, ma stavolta sul Tirreno: leggete Calabria Letteraria.

 Secondo altri, Eutimo s’immerse nel Cecino, di cui era in realtà figlio, e divenne divino. Il Cecino, tranquillizzatevi, è un fiume a sud di Locri. Se non mi credete, leggete Tucidide.

 Insomma, con questi precedenti, siamo certissimo che il commissario quasi omonimo compirà l’impresa di finire la Trasversale. Festeggeremo a modo nostro – zeppole, vino, tarantelle e niente fanfare e cerimonie – e io comporrò quello forse ci fu e che l’antichità ci ha negato: un inno ad Eutimo del V secolo avanti Cristo e del XXI dopo.

 Ah, dimenticavo: ubi maior, minor cessat; lasciate fare al commissario.

Ulderico Nisticò