Condannare lo Stato d’Israele e imporre la pace


 Premessa: il politica e in diplomazia, le parole hanno un peso; Israele è una parola a troppo largo spettro: letteralmente, il figlio di Abramo, e israeliti i suoi discendenti naturali e seguaci della sua religione; storicamente fu anche un Regno d’Israele separato dal Regno di Giuda; in termini cristiani, è l’attesa del Messia, quindi è figura di Cristo Dio, che è tutt’altro.

Usare la locuzione Stato d’Israele significa prendere siderali distanze da tutto quanto precede: Abramo, religione israelitica e poi giudaica, e, soprattutto, da Israele Cristo. A bombardare l’Iran non è stato Abramo, che per altro veniva da Ur che era di quelle contrade, è lo Stato d’Israele per ordine del suo attuale governo. Attuale anche nel senso che può cadere da un momento all’altro; e perciò è lecito sospettare che il governo faccia la guerra anche per restare al potere.

Dopo la quasi totale distruzione di Gaza, stanotte dal 12 al 13 giugno, lo Stato d’Israele ha bombardato l’Iran. L’Iran non è molto abituato a porgere l’altra guancia, quindi dobbiamo aspettarci di tutto. Dobbiamo, chi? Il mondo intero, il Mediterraneo quindi anche l’Italia.

Ora non so che farmene del pacioso e inutile Guterres e dell’ONU che condanna non lo Stato d’Israele e Hamas, ma una cosa astratta detta “escalation”, come se la guerra si facesse da sola. Vorrei far sapere a Guterres che da quelle parti la guerra iniziò ai tempi del suo bisnonno, nel 1917, e non il famoso 7 ottobre.

Muta è, come sempre, l’Europa, la quale, come sappiamo, è brava soltanto a mettere leggi sui tappi.

E veniamo al governo Meloni, per dichiarare, con la mia consueta spudoratezza, che la sua posizione sul Medio Oriente e sullo Stato d’Israele è condizionata dalla politica interna e non da quella estera. Lo stesso per la minoranza, che ha usato Gaza come propaganda (fallita!) per i referendum. La minoranza spera di mettere in difficoltà la Meloni, la Meloni deve evitare i prevedibili attacchi… non di Elly, dico di un fattore che viene sempre usato come strumento di propaganda, ed è l’ebraismo internazionale e interno.

Trump sta prendendo le distanze? Se sì, lo faccia concretamente. Mi spiego: non credo proprio che i carri armati e aerei dello Stato d’Israele vengano autarchicamente prodotti nei desolati kibbutz con dei cacciavite artigianali: ebbene, non gliene mandi più, né carri né aerei; e nemmeno soldi.

Chiudiamo con un richiamo storico. Tutto iniziò nel 1917? Ebbene, nella Valle del Giordano regnava la pace fin dal 1187, quando il Saladino riprese ai musulmani Gerusalemme. La pace non nel senso che erano tutti diventati improvvisamente buoni, nel senso che il governo pro tempore la imponeva con le spicce maniera. Non so se è chiaro.

Ulderico Nisticò