Conseguenze economiche e politiche del virus


Chi esce – per qualche motivo lecito – vede spettacolo di desolazione; e così vediamo, in tv, per tutta Italia. Misure molto, molto tardive, e prese dopo un mese di ipocrisie buoniste e abbracci sardineschi… ma ormai erano indispensabili, e ora fanno i duri e puri. Ma badiamo alle conseguenze.

Quasi tutti i negozi sono chiusi, e per le disposizioni… e perché, se aprissero, non troverebbero clienti; e tanto vale risparmiare la luce. In un’economia nazionale debole, e in una soveratese al collasso già da tempo, due o tre settimane di cessazione attività sono gli ultimi chiodi della bara. Immaginate un negozio già cachettico, che per un mese non incassi un soldo.
Ci vorrà tempo, molto tempo per una qualche ripresa.

Cominciamo dall’Europa disUnita, che non aiuta l’Italia; e, nella persona della Lagarde, le causa gravi danni. Costei, arrivata in quel posto a seguito di congiura, e che è inutile e rovinosa, se ne deve andare. Ha fatto saltare i nervi persino al democristiano Mattarella, figuratevi a me! Quella tizia non deve dimettersi, ma destituita, e in malo modo. Conte, muto!

Basta limiti e condizionamenti di Bruxelles. Ma questo è un discorso troppo alto per un povero opinionista solo: ci vorrebbe un movimento di forti e decisi, e non una destra fasulla in fila per diventare una corrente del Partito Popolare Europeo alla Berlusconi. Ma sono sogni.

Veniamo alla Calabria, cui il corona ha fatto scoprire (segreto di Pulcinella!) le sue innumerevoli carenze di tutto e di tutti. Dichiara 120 sale di rianimazione, ma dubito sia vero: sarà il dato ufficiale. Non ha un assessore alla sanità, e non l’avrà, come minimo, fino al 18: speriamo? A me personalmente, intanto, cadono le braccia. E meno male che c’è chi continua a fare l’opposizione: ovvero, Ulderico! Tanto, a Ulderico la Regione non ha mai dato niente dal 1970 a oggi; e Ulderico niente mai chiese.

Gli ospedali chiusi, sulla carta risultano, per magia, esistenti con un altro nome; ma di fatto non ci sono. Ma ha senso riaprire edifici polverosi (sarò gentile) da dieci e più anni?
Quando sarà passata la buriana, va riconsiderato tutto il sistema della sanità in Calabria; e radicalmente, e senza stare a sentire i capricci di nessuno.

Il turismo calabrese, già quello che è, subisce un colpo durissimo. O magari impareremo la differenza tra turismo e flusso? Non è nominale, è proprio il motivo per cui la Calabria utilizza al 10% la sua risorsa più importante; e ignora ogni forma di turismo che non sia bagnarsi in mare fino alla cintola.

A Soverato, ahimè, i negozi anche prima del coronavirus chiudevano per altre evidenti ragioni. Mi spiace per ogni singolo concittadino commerciante: ma Soverato patisce le conseguenze di una follia (e dico solo questo) degli anni 1970-80, quando i tizi dei paesi vendettero la terra e aprirono un negozio a Soverato, un negozio qualsiasi, e senza alcuna competenza. Si arrivò a seicento esercizi, un numero sproporzionato alla realtà economica e allo stesso numero dei potenziale clienti. Senza dimenticare che molti esercizi degli anni 1980, agli anni 1980 sono restati e per merce e per mentalità. La conclusione del ragionamento è crudele ma logica.

L’importante è che, passata la tempesta, non si sentano uccelli far festa e galline cantare; e che la lezione del coronavirus serva di lezione all’Europa, all’Italia, alla Calabria, a Soverato.

Ulderico Nisticò