Crocifisso, Salvini, Stato laico


Io cerco di evitare, se posso, attacchi alle gerarchie ecclesiastiche cattoliche; ma, per dirla con Giovenale, “difficile est saturam non scribere”, di fronte a certe battute!

Un PD ministro PI, uno qualsiasi di questo governo Conte Due, vuole togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche. L’arcivescovo di Monreale, Pennisi, si oppone… pensate voi, a favore del Crocifisso? Ahahahahahahahahahahah! Ma no, il degno presule si preoccupa, in pubblica dichiarazione, che l’atteggiamento del ministro porti altri voti a Salvini! Cioè, l’arcivescovo parla da capo partito, da alleato ad alleato: attenti che perdiamo le elezioni.

Ha ragione, povera anima: già è certo che il 32% dei cattolici vota Lega; con le sparate del ministrello, sarà il 64!!! Ma quello che è grave, è che al presule del Crocifisso in sé non importa un bel niente, ma delle elezioni sì.

Alcune spiriti magni sono d’accordo con il ministro, affermando che l’Italia è uno Stato laico. Scusate, posso sapere dove sta scritto “Stato laico”?

Non certo nella costituzione del 1948, la quale, anzi, all’art. 7, così recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”.
Osservazioni ovvie:

1. L’art. 7 non è un articolo qualsiasi tipo “disposizioni transitorie e finali”, ma è uno dei Principi fondamentali. Quanto era più accorto lo Statuto Albertino del 1848 che, all’art. 1, diceva sì “la religione cattolica è la sola religione dello Stato”; però, astutamente, parlava di religione, mica di Chiesa: e quando, tre anni dopo, scattarono le leggi Siccardi pesantemente anticlericali, a nessuno venne a mente che fossero contro lo Statuto!
2. Nessuna altra Chiesa, nessuna altra entità religiosa vengono nominate nell’attuale costituzione, che quindi riserva alla Chiesa cattolica un trattamento non di privilegio, ma di esplicita unicità.
3. Non esistono accordi e concordati con altre Chiese e religioni, ma solo con la Chiesa cattolica. Le altre fedi e confessioni sono libere… e basta.
4. È incredibile che uno Stato recepisca tra i suoi Principi fondamentali un Concordato; e, quel che più grave, un Trattato internazionale: tali sono infatti i Patti Lateranensi, che constano di Concordato per le questioni interne all’Italia; e di un Trattato di reciproco riconoscimento tra l’allora Regno d’Italia e lo Stato della Chiesa, che fino ad allora l’Italia non riconosceva; e da cui non era riconosciuto. Seguirono scambi di ambasciatori e di visite del re al papa. E incredibile, ma è così e lo potete leggere comodamente tutti.
5. Seguirono, quando? L’11 febbraio 1929; il papa era Pio XI, il re era Vittorio Emanuele III; per loro, firmarono il segretario di Stato cardinale Pietro Gasparri, e il primo ministro Benito Mussolini. Di conseguenza, la costituzione del 1948 annovera tra gli estensori dell’art. 7 il suddetto Benito Mussolini! Possibile che nel 1947 non se ne sia accorto nessuno?
6. Ma erano tutti impegnati ad evitare almeno che l’articolo fosse 3, come voleva Pio XII; ma si dovette contentare, si fa per dire, di 7! Sempre però principio fondamentale, il 7.

Il Crocifisso nelle aule scolastiche è precedente il 1929, ed è un decreto di Gentile.
Il Crocifisso rappresenta Cristo sulla Croce in sconto dei peccati del mondo: non rappresenta l’ecologia, la pace, il dialogo, la solidarietà tra sportivi, la giustizia sociale… tutte cose più o meno buone, ma che derivano dalla Dottrina cattolica.
Se dobbiamo ammettere che viviamo ormai in un’Italia di atei, allora abbattiamo le chiese o trasformiamole in bar. Non sarebbe la prima volta: nel Settecento illuminista volevano abbattere Notre Dame e vendere il materiale di risulta; la salvò, suo malgrado, la rivoluzione francese.

Quando succedono queste cose ricorrenti, di solito il cattolicesimo viene salvato dalla fede popolare, quella fatta di cose: statue, canti, processioni, cibi sacralizzati…
E, se serve, un qualche intervento politico, di quelli temuti dall’arcivescovo di Monreale, ma non dalle urne elettorali. Quando interviene qualche imperatore o re o duce o politico, ciò non significa che egli sia personalmente un santo, anzi spesso è meglio non lo sia troppo; significa che la religione è l’elemento costitutivo della natura profonda di un popolo.

Ulderico Nisticò