Dantedì e Calabria


Cerchi trinitari di Gioacchino da Fiore

Un giorno il ministro del MIBACT passerà alla storia della linguistica, o piuttosto delle sue aberrazioni, per aver indetto un Dantedì, e con esso aver dato vita al primo pedissequo calco linguistico angloitaliano; e comunque, grazie a Dio che non l’ha chiamato Dante’s day. Ho già letto che Napoleone sarebbe la traduzione italiana di Napoléon: ma coraggio, di questo passo arriveremo presto a Godfull Show.

Il Dantedì sarà il 25 marzo, in attesa del 2021, ricorrenza del trapasso del Sommo. Si suppone che tutta Italia celebri l’Alighieri; ed è il meno che si possa fare.

Tra oggi, 19 gennaio, e il Dantedì ministeriale, ci sono in mezzo le elezioni regionali calabresi. Chiunque vinca dei quattro, dovrà nominare un assessore alla Cultura: e, visti i desolanti precedenti, la cosa mi preoccupa non poco in generale, e a proposito di Dante in specie.

Ora immagino che almeno due terzi dei Calabresi, futuro assessore in testa, se ne usciranno con un furbo sorrisetto scemo, e mi spiegheranno che Dante nacque a Firenze e morì a Ravenna… che c’entra la Calabria? Uno mi spiegò sul serio che non è in Calabria, Matera: ma no!

E invece c’entra, la Calabria eccome. Il Poema Sacro, infatti, e a parte qualche cenno, è intrinsecamente, ed anche estrinsecamente, ispirata all’arcano pensiero di Gioacchino da Fiore, di Celico, vissuto nel XII secolo; pensiero che, giudicato “errato” dalla Chiesa e i libri vietati, circolava lo stesso, in particolare negli ambienti francescani. Dante si formò tra il misticismo francescano e il razionalismo domenicano (leggete i canti XI e XII del Paradiso); e in mezzo a queste evidenti diversità e anche contraddizioni, attinse a Gioacchino per la concezione trinitaria di Dio e della storia umana, in una visione triadica che si appalesa nel numero tre, struttura teologica e politica e letteraria del Poema. Gioachimite sono anche le immagini allegoriche, come possiamo vedere nel Liber Figurarum, ritenuto di mano del profeta.

Insomma, mica poco. Un assessore futuro dovrebbe fare qualcosa già il 25 marzo 2020.
Dite voi, ma c’è il tempo? Uh, il 27 nominate me (ahahahahahahahahahahahahah), e il 30 è già pronto il programma. Come? Con un decreto di una sola pagina; e coinvolgendo i non moltissimi, in Calabria, di cui ci si possa fidare. Esclusi quindi i politicamente corretti, piagnoni retribuiti, antimafia segue cena, sbarcatori di Ulisse, nonché intellettuali di Africo a prodotti tipici e cercatori di tonnellate d’oro di Alarico.

Riuniti gli scarsi seri, via con Gioacchino e Dante: esposizione di studi, teatro, un film… beh, il film ha bisogno di un annetto, e sarà pronto il 25 marzo 2021; ma uno spettacolo teatrale, dal 30 gennaio al 24 marzo prossimi, te lo organizzo come fosse una passeggiata in campagna. Io, e strafregandomene dei cavilli burocratici e di “mio cugino è un regista… ”e truffe del genere.
Scommettete che il 25 marzo prossimo la Calabria farà un quello che non dico perché siamo in fascia protetta? Chiunque vinca, chiunque sia l’assessore. Come ha fatto per Matera, vero, la Calabria?

Ulderico Nisticò