Decreto milleproroghe e affitti in nero


 Il decreto mille… diecimilaproroghe di quest’anno contiene una norma che tocca da vicinissimo la Calabria e Soverato; colpisce gli affitti in nero. Io, che da anni e anni condanno tale fenomeno, dovrei essere lieto, non fosse che… ma procediamo per gradi.

 In tutta Italia, a dire il vero, ma in Calabria particolarmente, dagli anni 1950 sono stati costruiti milioni di meri cubi, tutti, di fatto, “pemmu li ‘ffitamu a li bagnanti”, ovvero con il deliberato proposito di darli a pigione, rigorosamente in nero, per un mese; oggi anche 15 gg o una settimana. Rigorosamente in nero, e senza alcun controllo,

  • né di tasse;
  • né di igiene e funzionalità;
  • né, cosa molto preoccupante, di ordine pubblico e identificazione dei provvisori occupanti.

 L’espansione di Soverato verso l’Ancinale ebbe questa motivazione almeno per metà! Vennero costruiti brutti casamenti, e per gli alberghi non restò più spazio.

 Ciò comportò, già negli anni 1980, un evidente degrado della qualità del cosiddetto turismo, in realtà fugace balneazione e flusso.

 Benissimo che finalmente si metta mano, obbligando a chiedere, e ottenere, e si spera con seri criteri, una licenza comunale.

 Ma questo governo di mentalità burocratica e ideologizzato e tassaiolo, che cosa s’inventa? Che se uno vuole affittare un appartamento, deve avere la Partita IVA. L’idea è che così non si sfugga alle tasse: e va bene; ma evidentemente il governo ignora cosa vuol dire aprire e mantenere una Partita IVA con scadenze e spese; e soprattutto non conosce la tipologia sociale del piccolo proprietario di appartamento, ormai un anziano pensionato.

 Come sempre, l’ottimo è nemico del bene. E allora, torniamo al nero? Ma no: e ripeto una mia vecchia proposta che sulle prime parve avere persino successo, poi cadde nel vuoto:

AFFITTARE GLI APPARTAMENTI PASSANDO OBBLIGATORIAMENTE ATTRAVERSO LE AGENZIE IMMOBILIARI,

le quali hanno IVA, commercialista e tutto quanto segue; pagano le tasse, e le farebbero perciò pagare.

 E che assicurerebbero anche assistenza e manutenzione. In pratica, fare degli appartamenti di un quartiere una specie di albergo diffuso. Ce ne sono ormai a centinaia, di appartamenti vuoti, a Soverato, che vanno a fagiolo.

 Serve dunque un regolamento comunale – anzi, cara Santelli, regionale – su categorie, livelli di qualità, prezzi, individuazione dell’affittuario (potrebbe essere, sotto mentite spoglie di onesto bagnante in nero, un terrorista dell’ISIS o un agente israeliano, entrambi muniti di attrezzi del mestiere come pistole ed esplosivi!), eccetera.

 Ne vogliamo parlare, signori agenti e sindaci e la Regione?

Ulderico Nisticò