Denunciati 350 furbetti del “buono spesa covid”, tra gli indagati anche affiliati a cosche


False attestazioni per ottenere i buoni spesa Covid. Lo hanno scoperto i carabinieri delle Compagnie di Serra San Bruno e Tropea a conclusione di un’attività di verifica coordinata dalla Procura di Vibo Valentia guidata da Camillo Falvo. In 350 sono stati denunciati in stato di libertà con l’accusa di false attestazioni a incaricato di pubblico servizio e, tra questi, 296 anche per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. Tra loro ci sono anche affiliati alla ‘ndrangheta che avevano certificato il falso pur di ottenere i buoni spesa. L’indagine segue un arco temporale che va da 2020 fino ad oggi.

I denunciati risiedono nei comuni di Vibo Valentia, Dasà, Limbadi, Mongiana, Joppolo Nicotera, Pizzoni, Polia, Ricadi, Rombiolo, San Nicola da Crissa, Serra San Bruno, Sorianello, Vazzano, San Calogero, Spilinga, Zaccanopoli e Zungri.

Gli accertamenti dei Carabinieri hanno consentito di verificare che gli indagati hanno fornito false attestazioni, dichiarando di trovarsi in condizioni di indigenza con lo scopo di indurre in errore gli enti locali e ottenere un ingiusto profitto.

Per procurarsi i buoni spesa sono state fornite informazioni false sulla residenza e sul numero dei componenti del nucleo familiare, sul fatto di ricevere, nello stesso periodo, altri sussidi sociali che, superata una certa soglia, non avrebbe consentito l’ottenimento del buono alimentare. Diverse le anomalie riscontrante durante l’indagine.

Tra i denunciati c’era chi percepiva regolarmente un reddito da lavoro dipendente o anche chi possedeva decine di migliaia di euro in buoni postali depositati. Per ricostruire la situazione economica dei “furbetti”, i carabinieri delle Stazioni si sono avvalsi della collaborazione dell’Inps, delle banche dati in uso alle forze di polizia ed in taluni casi anche degli istituti di credito.

Sono così emerse una serie di irregolarità per un danno erariale complessivo stimato in stimato in circa 100.300 euro. I 350 indagati rischiano una sanzione amministrativa compresa tra i 5.164 ed i 25.822 euro. Le indagini non sono conclude. Ulteriori controlli sui percettori di elargizioni sociali, infatti, sono in corso negli altri comuni della Provincia.