Destra dovunque tranne che in Italia


 Quando Jean Marie Le Pen fondò il Front National era il 1972 e Marine aveva quattro anni. Il padre, un reduce d’Algeria, era un ammiratore del Movimento Sociale Italiano, e adottò come stemma del partito la stessa fiamma tricolore, con il blu al posto del verde; e, stilizzato, lo mantiene tuttora. Il MSI, in quell’anno, divenuto raffazzonatamente MSI-DN, otteneva un notevole successo elettorale, anche se fugace.

 Oggi, 2017, Marine vanta sette milioni di voti come candidata alla presidenza, e ancora non si sa come può finire tra due settimane; e comunque trionfa.

 Qualcosa di simile è accaduto negli USA; e forti movimenti di destra si stanno affermando anche in quella che finora era – ufficialmente – la patria del politicamente corretto postbellico, la Germania.

 Parentesi personale: io sono molto moderatamente contento per la teoria del meno peggio; e dico “destra” giusto per brevità; e, a fiuto, il FN non mi pare la “France profonde”. Perciò, chi volesse commentare o replicare, eviti ogni riferimento a me medesimo. Andiamo avanti.

 Il Front National francese nacque dunque come una costola del MSI italiano. Oggi del MSI italiano resta solo una pallida memoria, e il FN francese è, almeno potenzialmente, al potere. Eh, se i borghesi sostenitori di Macron quel giorno se ne vanno al mare…

Torniamo nell’Italia che fu. Nel 1994, sull’onda del crollo della Prima repubblica, il MSI ottenne cinque milioni di mezzo di voti (poco meno dei sette di Marine!), e andò al governo della Nazione; con una decisione di rarissima volontà suicida, nel gennaio del 1995 si trasformò in Alleanza Nazionale (AN), rinnegando ogni radice non solo storica ma anche ideale e ideologica, e scoprendosi erede di un’insalata guasta di De Gasperi, Tatcher, Reagan, Berlusconi e persino Gramsci. Negli anni seguenti, continue emorragie elettorali; folle fusione con Forza Italia; poi dissoluzione di AN, e nascita di piccoli gruppi che, messi assieme, non assommerebbero oggi i voti del MSI nei suoi momenti più difficili di “fuori dall’arco costituzionale”. Ma si guardano bene dal mettersi assieme, tutt’altro. Ometto le squallide vicende di Fini, e non solo lui.

 Così, mentre in Francia vanno al ballottaggio due destre e sparisce la sinistra ufficiale, l’Italia è gravemente carente e di una destra moderata e di un genuino movimento nazionalpopolare.

 La ragione è profonda e antica, ed è la debolezza di cultura politica della destra italiana in genere; in buffo contrasto con la condizione personale di gran parte degli uomini di destra, che sono diplomati e laureati e professionalmente decenti, ma con i quali è tempo perso tentare un’analisi politica su qualsiasi argomento, alla quale istintivamente si rifiutano; e se parli di crisi economici ti dicono che sei comunista. Per meglio capirci: da professionisti e persone istruite, sanno che a Mosca governa Putin; ma quando pensano politicamente, restano intimamente convinti ci sia ancora Peppino Stalin.

 Infatti, la destra è andata tre volte al governo dell’Italia, e in tantissime realtà locali. In Calabria, ci andò, disgraziatamente, con tre Peppini o varianti: Nisticò, Chiaravalloti, Scopelliti; e, in Italia come in Calabria, fece non peggio ma uguale agli altri di sinistra o democristiani, cioè niente o danno. Oggi, per restare coerente con se stessa, non fa niente come opposizione, soprattutto in Calabria.

Ulderico Nisticò


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