Di Magna Grecia tutti parlano e pochi ne sanno davvero qualcosa


 Questa provocazione è stata lanciata da Pino Vitaliano nel presentare il libro di Ulderico Nisticò, Città del sole editrice, presso la libreria Non ci resta che leggere.

Nisticò, infatti, ha dato della storia magnogreca in Calabria (Kalabria, come scrive lui per evitare equivoci con il Salento!) una lettura pragmatica e improntata a principi di politologia: i Greci vennero per trasferimento (ap-oikìa); trovarono un buon clima e una terra fertile e ricca di boschi; poi le contese interne e la ristrettezza del territorio condussero a conflitti bellici e distruzioni di città.

Cosa rimane? Chiede Vitaliano; Nisticò risponde che restano molte fonti di storici greci e latini, che, precisa, bisogna leggere direttamente nel testo; e un recupero delle aree archeologiche, per lunghi secoli dimenticate, ma oggi rese fruibili da un buon lavoro degli archeologici e responsabili delle aree e dei musei. Ci resta forse qualcosa nel dna, come la tendenza all’astratto dei calabresi, e dell’eterno “mo vidimu” mentre il tempo passa senza aspettarci.

Il volume si chiude con un richiamo alla seconda grecità, quella romea (bizantina), e con appendici di versi dei più noti poeti magnogreci tradotti dall’autore: Stesicoro, Ibico, Alessi, Nosside…

Numeroso e partecipe il pubblico, che è intervenuto con domande e obiezioni, come dev’essere una presentazione.

Nisticò, che non se ne perde una, ha rilevato alcune assenze inspiegabili. “Poco male”, ha concluso, “comprate il libro”.