Attenti alle parole, che rivestono una precisa semantica. In questo articolo non parliamo di criminalità organizzata, bensì di fatti di cronaca quotidiani, la cui analisi sfugge alle logiche delle organizzazioni delinquenziali. I ragazzini che a scuola o a spasso o in discoteca vanno armati, non sono “picciotti”, sono cani sciolti da qualsiasi controllo.
Manca del tutto il controllo della famiglia; e quello di “agenzie educative” come scuola e associazioni e oratori.
Le armi? Ma non c’è bisogno di pensare a pistole e fucili: in qualsiasi cassetto di cucina si trovano coltelli più lunghi e più affilati di una baionetta da guerra.
Baionetta che s’innesta e si usa a comando di un superiore; e il cui uso cessa al termine dell’operazione militare. E invece il coltellaccio può trovarsi in mano al primo matto che lo brandisca a caso.
Coltello? Gli assassini dell’autista hanno usato un mattone, con l’intento cieco di causare il massimo danno; e hanno ucciso. Furor arma ministrat, e per assassinare basta poco!
Vorrei sperare in una serissima azione repressiva da parte delle forze dell’ordine; e che i giudici facciano i giudici, e non i filosofi e sociologi della domenica, e i perdonisti a tutti i costi. Le pene siano sicure, e nettamente esemplari.
Detto questo, anzi ribadito, facciamo anche noi sociologia, e rileviamo che i giovani sono abbandonati a loro stessi, mentre mancano le alternative di sana aggregazione, prima di tutto lo sport.
Dico lo sport per tutti. Lo sport è comunità e disciplina, e serve anche a indirizzare a buon fine la naturale aggressività. Naturale aggressività, e che, se non bene incanalata in sano agonismo, degenera.
Ai giovani vanno presentati modelli forti e nobili e buoni, condannando nettamente tutti gli altri.
Ulderico Nisticò