Diminuire i prezzi e mutare l’economia?


 Il 2 gennaio 2002 entrò in vigore l’euro. Era al governo Prodi, il quale, applicando non so quali meccaniche e ottuse teorie imparate a memoria a scuola (purus grammaticus, purus asinus, dicevano nel Medioevo!), aveva pagato l’euro la follia di 1936,27 lire. Erano i tempi, solo da pochissimo finiti, in cui ogni più stupida cavolata si spiegava con “ce lo chiede l’Europa”.

E non bastò. Anche ad applicare le strambe teorie scolastiche del Prodi, doveva essere ovvio che lire 1.000 equivalevano a euro 0,52; e invece la mattina del fatale 2 ogni bottegaio pensò bene di mettere a euro 1, cioè lire 1936,27, quello che costava lire 1.000: il doppio, in mezzora.

Bisognava impedirlo, per esempio imponendo per almeno uno o due anni il prezzo sia in euro sia in lire, e ci saremmo tutti accorti del trucco europeo; ma questo, nella mente di Prodi, cozzava con qualche buffa teoria di pagina 666 di qualche libro sballato dei suoi studi matti per lui e disperatissimi per noi.

Siamo dunque arrivati a salari bassi con prezzi alti. Però chi scrive, storia alla mano, è sempre prudente quando sente parlare di aumenti di salari e stipendi; il giorno dopo, infatti, vedremmo che il prezzo a un euro diventerebbe uno e mezzo quando non due. Vi ricordate l’inflazione alle stelle dei tempi di Andreotti e soci?

Nemmeno è possibile intervenire sui prezzi per legge: non ci riuscì Diocleziano, figuratevi Ursula! Se mai, bisogna ripensare radicalmente l’economia. L’economia, non la finanza, che dell’economia è solo la rappresentazione. Voglio dire che ci sono troppe produzioni superflue quando non inutili; mentre difettano cose necessarie, e in particolare servizi. E c’è anche troppo lavoro per gli occupati, e poco e nulla per altri. Serve una nuova economia, non la vecchia economia con mezzi moderni.

E i prezzi? Basta applicare la dottrina di “iustum pretium”: prezzo adeguato ai vari passaggi dalle materie prime alla commercializzazione. Attenti. le cose devono avere un prezzo, perché gratis e assistenzialismo sono le cause profonde di ogni corruzione morale e politica; e qualsiasi cosa deve essere pagata in un qualsiasi modo, cioè lavorando; e in cambio del lavoro, ottenere un giusto compenso.

Di questo non sto sentendo parlare da nessuno.

Ulderico Nisticò