Divario d’istruzione tra Sud e Nord


 Metà degli studenti calabresi è al di sotto delle competenze minime, e non in metafisica dell’essere e in fisica nucleare, ma in italiano. Per carità, di fronte a questa notizia, nessuno inizi il piagnisteo e la caccia al colpevole stramorto, tipo Romani, Bizantini, Normanni, Angiò, Spagnoli, Borbone o, in alternativa, Garibaldi. Tanto, che Garibaldi sia arrivato nel 1860, più o meno i piagnoni ci arrivano; ma non vi sognate di chiedere loro i Bizantini chi furono, o al massimo vi diranno che erano monaci; e tanto meno saprebbero elencare i cinque Borbone e le date. Sì, ragazzi, questo divario c’è, e me ne accorgo tutti i giorni sui social; eppure, i divariati sono andati a scuola. E io inizio da quelli che a scuola ci sono andati, prima di indagare su quelli che non ci vanno.

 Ebbene, che i Bizantini ci siano stati, politicamente, dal 535 al 1060, sta scritto sui libri di testo in uso al Nord come al Sud e al Centro; e non è che δρᾶναι sia una cosa in un Liceo di Sondrio e un’altra in un Liceo di Gela, ma è sempre e solo… indovinate, grecisti della domenica. Come mai non lo si sa ugualmente in tutta Italia? Lo stesso per la parallasse, eccetera; escluso dunque che ci sia una parallasse a Cuneo e una a Lecce, come mai qualcuno la impara e qualcun altro no? Saranno più bravi i professori di Cuneo e Sondrio di quelli di Lecce e Gela? Non credo, anche perché spessissimo i professori di Cuneo sono in realtà di Gela.

 Sarà che le scuole di Cuneo sono sottoposte al controllo della pubblica opinione, e invece a Sud ciò non avviene? Sarà che a Sud ci sono ancora mamme le quali pensano che il “pezzo di carta”, uno qualsiasi, vada benissimo per un “posto” qualsiasi? E se è così, non serve che il fanciullo studi e sappia più di tanto; anzi è meglio se non ha grilli per la testa ed eccessi di fantasia e di pensiero, tutte qualità che per il pezzo di carta non servono, anzi è comodo non averle. In italocalabrese, si dice che uno è “preparato”, il che (lo dico a chi ha studiato grammatica) è participio passato PASSIVO, molto, molto passivo; ovvero, è un cervello da lavoro. Lavoro?

 Riassunto: chi va scuola ci deve andare sul serio; e la scuola del Sud deve funzionare. Come fare? Semplicissimo: abolire il valore legale del titolo di studio.

 Ci sono poi quelli che a scuola non vanno. E siccome c’è l’obbligo sino a 16 anni, io comincerei a prendermela con i genitori, e con i presidi che non sporgono denunzia. Fatto ciò, servono indagini sociologiche serie: serie, non alate chiacchiere a ruota libera, segue cena.

 A scuola… scuola, io la intendo in senso lato; e, a onta del peggior vizio borghese e calabro, dichiaro che un ottimo idraulico è molto meglio di un mediocre grecista; anzi, un mediocre grecista è pericoloso, perché avalla le sparate del tipo “qui fu la Magna Grecia”, e poi annaspa di fronte alla terza declinazione. E magari il ragazzo che scappa da una scuola dove lo hanno mandato a forza per il suddetto pezzo di carta, può risultare un validissimo apprendista meccanico.

 Conclusione, se la Calabria ha un problema di ISTRUZIONE, va affrontato e risolto.

Ulderico Nisticò