Divario Sud – Nord? In aumento. Che fare?


 Compaiono dei numeri, ma giornali e tv li danno con molta discrezione, quasi in silenzio. Ne evidenzio uno solo, terribile: la “spes vitae” diminuisce a Sud; ovvero, in volgare, chi abita a Sud ha sensibilmente meno aspettativa di vita di chi sta a Nord. La “spes vitae” è il più evidente indice di un sano benessere, o della sua carenza.

 Ora mi pare di sentire piagnistei e leggere fandonie pinoaprilesche su ricchezze che mai furono, e promesse di ricchezze che mai saranno; e invenzione di un modello meridionale che non esiste. In sostanza, bussare a soldi.

 Ebbene, in questo Sud così ridotto male, da decenni sono arrivati tanti di quei denari italiani o europei, che l’intero territorio poteva essere lastricato d’oro con lapislazzuli. Esempio, la 106 ionica, che, nella sua sostanza e con qualche maldestro intervento, è la stessa di quando arrivò a Soverato nel 1935 XIII; e i ponti, mica sono il Morandi, bensì stanno in piedi nonostante la qualifica ufficiale di “beni storici”. Ebbene, tutti a promettere la 106, tutti a gridare che è una “priorità europea”, e la 106 è sempre quella littoria.

 E che vi dico della Trasversale? E sono solo esempi.

 Ragazzi, in questi decenni i deputati e senatori e presidenti vari del Sud non sono venuti da Belluno o da Cuneo o da un ramo del lago di Como, ma furono, e sono, tutti meridionali ed eletti da meridionali; e sono meridionali, nel nostro caso calabresi, non solo i politici, ma anche, ma soprattutto i passacarte.

 E sono meridionali i famosissimi intellettuali, bravi nel piagnisteo antimafia segue cena e nel promettere felicità se torniamo nei borghi sperduti, e che di strade e di lavoro e di roba plebea del genere non parlano mai: e giù premi letterari e cittadinanze onorarie.

 I Bronzi, per esempio? Mai sentiti nominare, con annessi tre milioni di euro. Ecco un esempio di come i soldi ci sono e rimangono a fare la muffa o tornano indietro quasi vergini.

 Riassunto: qui non serve altro denaro, né il 40 né l’80 né il 99,9% del PRR; serve una classe politica, servono funzionari non scelti con il criterio “chirhu esta amicu do meu”, ma che conoscano il mestiere. Insomma, se il Sud va male, la colpa è tutta nostra.

 Servono non intellettuali (brutta parola!!!) ma gente di solida e reale cultura, e che conosca il Meridione non per aver letto libri di “viaggiatori stranieri del XVIII secolo” e roba del genere, ma de visu et de auditu et de gustatu.

 Intanto il divario tra Sud e Nord cresce anche nella speranza di vita.

Ulderico Nisticò