Presente nel cibo industriale e nelle sue materie prime, il conservante E319 indebolisce il nostro sistema immunitario, specialmente le cellule che localizzano e combattono il virus dell’influenza.
Pubblicato il 7 aprile, uno studio della State University of Michigan (USA) rivela che il butilidrochinone terziario (BHQT), un additivo alimentare meglio noto come E319, minaccia il nostro sistema immunitario e aumenta la vulnerabilità dei consumatori al virus dell’influenza. Bandito in diversi paesi come il Giappone in particolare, l’E319 rimane invece autorizzato in Europa o negli Stati Uniti, dove viene utilizzato per la conservazione di alimenti e le preparazioni industriali ad alto contenuto di grassi. In altre parole, è impossibile produrre un elenco esauriente di prodotti contenenti butilidrochinone terziario perché è presente quasi ovunque nella dieta industriale e nei suoi ingredienti.
Sotto forma di tracce o in quantità maggiori, E319 è stato trovato ad esempio in noci industriali, gelati, popcorn, creme spalmabili, bocconcini di pollo, patate surgelate, patatine, cracker, cereali, latte in polvere, olio vegetale e pesce, nella cottura di grassi animali, miscele per torte, carne e pesce disidratati o congelati, zuppe disidratate. Immergersi in un ristorante fast food o consumare piatti industriali freschi o surgelati è certamente una buona idea per l’utilizzo di butilidrochinone terziario. Il problema, secondo Robert Freeborn, studente di dottorato e Cheryl Rockwell, professore di farmacologia e tossicologia che ha condotto lo studio per l’Università del Michigan, è che l’E319 rappresenta una seria minaccia per il nostro corpo. In ogni caso, questa è la conclusione che hanno raggiunto dopo aver esposto i topi al conservante, in quantità proporzionali a quelli consumati dall’uomo.
Hanno osservato nei roditori una significativa riduzione del numero di cellule T CD8, responsabili della lotta contro il virus dell’influenza e delle cellule T CD4 e CD8 che localizzano il virus nel corpo. L’infiammazione dei polmoni dei roditori è stata anche identificata dai ricercatori. Non è la prima volta, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che una ricerca scientifica metta in discussione sostanze che vengono generalmente utilizzate nell’industria alimentare.
Resta però il fatto oggettivo che lo stesso additivo sia già stato bandito in alcuni stati, come il Giappone, dove evidentemente si è preso atto di possibili ed anche solo potenziali conseguenze negative per la salute dei consumatori. Tale non irrilevante circostanza, ci spinge a chiedere un’immediata verifica, da parte delle Autorità Sanitarie nazionali ed europee della sussistenza delle condizioni per l’utilizzabilità negli alimenti dell’additivo in questione.