Dramma parkour e generazione Z, 16enne in fin di vita


Si trova in fin di vita, in un letto d’ospedale, un ragazzino di 16 anni che stava praticando il parkour a Mariano Comense, in Brianza. Ha fatto un volo di cinque metri, giù da un capannone mentre era intento, insieme a due amici, a praticare questo sport estremo, tanto in voga tra i giovani, così come si può vedere in tanti video postati sul web.

Forse è stato un lucernario a cedere sotto il peso, o una tettoia. Non si sa ancora. E il tonfo dell’impatto del corpo del giovane con l’asfalto, è stato talmente forte che sono stati gli stessi operai della fabbrica a sentirlo e ad allertare i soccorsi. Il ragazzo, privo di sensi, è stato trasportato con l’elisoccorso del 118. all’ospedale di Como. Non si dà pace quella povera mamma che, in bicicletta ha raggiunto l’ospedale trafelata e sconvolta, dopo aver appreso la notizia. Sapeva, la mamma, che il figlio era un appassionato di quello sport estremo e così pericoloso.

Ma nulla ha potuto fare. Saltare da un tetto all’altro di un palazzo, arrampicarsi, fare pericolosi volteggi nel vuoto, mettendo a rischio la propria vita, affascina tanti giovani che emulano gli eroi dei videogiochi. Infatti il parkour è una disciplina metropolitana, nata in Francia negli anni ’90 e che prevede di fare il percorso del combattente, ovvero un percorso di guerra, superando con efficienza e con le sole capacità del corpo, forza delle braccia, salti, arrampicate, volteggi e quant’altro, tutti gli ostacoli che si presentano sul cammino in un ambiente naturale o urbano.

E chissà cosa scatta nella mente di questi ragazzi, figli della generazione Z, avezzi alla teconologia e cresciuti a pane e social. Tanto insicuri quanto spavaldi, fino al punto di mettere a rischio la propria vita. Tutto pur di postare, poi sui social, foto e video di queste imprese da “eroi” di carta senza macchia e senza paura.

Amalia Feroleto


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