Due referendum


 Ora tutti gli avvocatucoli del Sud si affanneranno a spiegare che il referendum di Veneto e Lombardia non ha valore legale, eccetera. Come piacerebbe a un meridionale poter risolvere in tribunale le grandi questioni della politica, in Catalogna come in Veneto! E invece la politica è la fonte del diritto, e non il contrario: Livio, Tacito, il Vico lo insegnano. Poco contano dunque i numeri; che comunque sono imponenti, soprattutto in Veneto.

 Lombardia e Veneto vogliono l’autonomia? L’autonomia reale, non un titolo nobiliare, non una patacca sulla carta: vogliono mettere mano su bilanci, su scuola, su immigrazione… Materie importanti, essenziali, ragionando autonomamente sulle quali le due regioni divengono in qualche modo quasi federate all’Italia. Che ci sia scritto in qualche legge o no, poco importa.

 Conta pochissimo e nulla se una cosa è scritta; in politica conta ciò che è di fatto. Esempio contrario: la Sicilia, il cui statuto è più antico della costituzione, ha sulla carta dei poteri immensi, quasi da Stato indipendente, ma li ha usati e li usa solo per piluccare denaro e assumere mandrie di pigri raccomandati in inutilissimi uffici pubblici.

 Se Veneto e Lombardia apriranno trattative su quelle materie e la spunteranno, i soldi delle tasse verranno in buona parte trattenuti e spesi da loro; e stiamo parlando di due tra le aree più ricche del mondo; e di un totale di undici milioni di abitanti, quasi il 20% della popolazione italiana. Stiamo parlando di cifre altissime che il Veneto e la Lombardia potrebbero gestire a Milano e a Venezia.

 E attenti, le materie non sono mica solo di soldi; il Veneto chiede di controllare la scuola, e quindi, per esempio, insegnare la storia veneta, le cose venete; e se un professore del Sud non le sa, beh, se le studi!

 E siccome, insegna il suddetto Tacito, piccole riforme producono alla lunga grandi effetti, mi studierò bene tutte le più di venti materie su cui il Veneto vuole l’autonomia.

 La Liguria è già pronta a un referendum; e chi tratterrà Toscana, Piemonte, Emilia Romagna?

 Come mai la Calabria non fa lo stesso, non indice un referendum per l’autonomia calabrese? Mi viene da ridere tra le lacrime: la Calabria, dall’alto di manco due milioni di abitanti all’anagrafe, in realtà presenti e lavoranti parecchi di meno; ultima d’Europa per reddito eccetera; senza industrie; con un poco di agricoltura; con un turismo caotico di un mese scarso l’anno, e quasi solo di bagnanti; e che non spende non dico i soldi suoi che non ha, dico i fondi che arrivano dall’Unione o dallo Stato: quali soldi dovrebbe trattenere, una tale misera Calabria?

 Piangono i meridionalisti della domenica, e tirano fuori Garibaldi e il 1860; ignoranti come scarpe, non sanno che, nel 1860, il Veneto era ancora austriaco. Eh, sospira un convegno improvvisato di quattro vecchi a Siderno: “ma, lo Stato unitario”. Com’è vero che il patriottismo è [spesso, non sempre, NOTA MIA] l’ultimo rifugio dei cialtroni! Cari vecchietti, se lo Stato unitario avrà soldi in meno dal Veneto e dalla Lombardia, avrà anche meno soldi da passare alla Calabria!

 Ci farebbe bene, però, un po’ di autonomia: se la Calabria dovesse davvero contare solo o prevalentemente sui propri soldi, allora si renderebbe necessaria un’amministrazione non solo onesta, ma attiva e intelligente; quindi una classe dirigente vera; quindi dovremmo smetterla di votare per il vicino di casa o per il raccomandato di partito. Ecco perché i vecchietti riuniti a Siderno sono contro l’autonomia!

 È la nostra classe dirigente la causa dei mali della Calabria; e classe dirigente votata dal popolo, volenterosamente e liberamente votata dal popolo. In Veneto hanno Zaia, noi no; e se lo avessimo, non lo voterebbe nessuno, lo considererebbero tutti un simpatico scrittore da ammirare e non prendere in considerazione.

 Un segnale diverso, però, ogni tanto, ce lo dà anche la Calabria, con la volontà precisa di Corigliano e Rossano di fare una città unica di 80.000 anime. Ne abbiamo parlato e ne riparleremo. Qui vi chiedo: noi di qui, noi dell’area tra il Corace e l’Assi, dove vogliamo andare, con 28 comuni per un totale, sulla carta, di meno abitanti di Lamezia; Lamezia che, a sua volta, ne avrà tra poco meno di Rossano – Corigliano?

Ulderico Nisticò


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