E se dovevamo votare il 14 febbraio?


Ahahahahahaah! Se si votava domenica di Carnevale (i giornalisti carini dicono San Valentino), bisognava che i sedicenti partiti presentassero i candidati alla presidenza e gli altri, e il 15 gennaio, cioè tra dodici giorni: mentre è palesissimo essere tutti con le ruote, con le quattro ruote per terra, e anche lontani da un gommista. Le poche notizie che trapelano, sono da oggi le comiche: de Magistris un giorno sì e uno no; Sgarbi, come se guitti non ne avessimo abbastanza… eccetera.

Attenti: non mi curo delle persone, che, politicamente parlando, in Calabria sono più o meno equivalenti ed equipollenti, cioè zero. Se al posto di Pinco va Pallino, o viceversa, sarebbe come se, in una squadra di brocchi, venisse sostituito il portiere incapace con il portiere inetto, e perdiamo lo stesso la partita.

Quello che mi accora è la mancanza totale della benché minima opinione. Attenti: opinione, non programma; se mi pagano, di programmi elettorali ve ne scrivo, entro l’ora di pranzo di: borbonici, buonisti, calabrobrexit, cattivisti, centralisti, centro(destra), centrosinistra, cinquestellati, comunisti, europeisti, fascisti, federalisti, immigrazionisti, leghisti, liberali, moderati, piddini, repubblicani, sabaudi, socialdemocratici, socialisti (in almeno una ventina di versioni), sovranisti… e tutti servirebbero giusto per Carnevale, a fare i coriandoli.

Io dico idee serie, di cui avverto la totale assenza. La Calabria è ultima? Tutti zitti e muti. La Calabria ha la sanità disperata? Tutti muti e zitti. Nemmeno hanno approfittato del Natale per fare gli auguri con qualche sussurrata proposta. Del resto, ogni botte dà il vino che ha, e non ne hanno manco d’aceto.

Si esprime, saggiamente, solo il nostro Arcivescovo; ma, come è giusto che sia, con ammonimenti spirituali e morali, giacché la politica è compito evangelico di Cesare.

Il problema è che noi in Calabria, di Cesare non vediamo manco il pelo del cavallo con cui varcò il Rubicone; abbiamo però parecchi di quei suoi seguaci mangioni, di cui parla Catullo, quale Mamurra, soprannominato come non posso dire perché siamo in fascia protetta.

E la cultura? E le innumerevoli università? E gli scrittori tutti lacrimosi tranne che a cena? E quelli che auspicano una rivoluzione intellettuale… tra un paio di secoli, e intanto loro stanno comodi così, e giù premi pagati e cittadinanze onorarie? Silenzio tombale!

Si voterà, forse, ad aprile; e già il 4 è Pasqua. Avremmo tempo per spremerci le meningi e pensare qualcosa di serio per economia, lavori pubblici, produzione di qualcosa, lavoro… lavoro, non posto! Ripeto: ci vuole una riunione, diretta da me, con dieci minuti ad intervento, seicento secondi esatti, poi spengo. A chi ha da dire, dieci minuti bastano e avanzano; chi non ha niente da dire e vorrebbe perciò sproloquiare un’ora, se ne stia a casa. Come capite, è già un’ottima darwiniana selezione naturale.

Mi ricorda il fallito Forum della cultura del 3 ottobre 2015. Pazienza, ragazzi, un giorno ve lo racconterò, e vi farete due risate amare. Ora no, sarebbe come sparare in aria l’unico colpo che ho in canna: è da allora che me lo conservo caro caro.

Avremmo anche tempo per levarci di torno qualcuno dei mantenuti a sbafo al Consiglio regionale: stessa operazione dei parlamentari, da 30 a 19. E sono pure assai.

Ulderico Nisticò