Eppure, una sinistra è necessaria


Carlo Marx

Carlo Marx

 Parlo da storico, e affermo che la sinistra, da quando nacque nel XVIII secolo, ha esercitato una funzione essenziale, quella di dare rappresentanza a classi sociali che, nel mondo capitalistico, non ne avevano. È, infatti, con il capitalismo che nascono le classi, ed essenzialmente due: datori di lavoro e prestatori d’opera. Nei Paesi anglosassoni e protestanti, il rapporto di lavoro era individuale: io ti assumo e tu lavori e io ti licenzio quando mi pare; nei Paesi cattolici, reggevano i Corpi intermedi – corporazioni, congreghe, la stessa Chiesa – e consuetudini che garantivano in qualche modo i più umili: ma la rivoluzione francese (alla faccia della libertà eccetera!) le abolì con la Legge Fabre del 1791, e da allora ogni singolo operaio fu esposto, senza alcuna tutela, al rapporto brutale di assunzione e lavoro.

 Nacquero dunque la… beh, le sinistre, tantissime sinistre, tutte in continuo conflitto ideologico e organizzativo tra loro, esempio Marx contro Proudhon e contro Mazzini; ma che almeno una cosa avevano in comune: l’intento di proteggere i lavoratori; o, come più esattamente direbbe Marx, i proletari.

 Nel mondo contemporaneo, però, non ci sono più gli operai e i padroni. Gli operai sono ridotti al minimo, e in gran parte sostituiti con macchinari meccanici o elettronici; e i padroni sono ormai società anonime senza patria governate da tecnocrati: vedi ex FIAT dal nome oggi di interesse goliardico e sede in Olanda. In questa situazione, non c’è più posto per la sinistra, o sinistre classiche che si voglia.

 In mancanza di operai, le sinistre occidentali sono andate in cerca di nuovi elementi da proteggere e rappresentare; e li hanno trovati in situazioni che nulla hanno a che spartire con il lavoro, e che, marxianamente, non sono categorie sociali, ma, direbbe sempre Marx, sottoproletariato, una massa che non ha spiegazione e consistenza nell’occupazione lavorativa, e nemmeno nelle condizioni economiche, giacché vi si trova sia il ricco impoverito sia il povero arricchito sia l’emarginato morale spacciato per emarginato socioeconomico; sia un mucchio di sradicati e senza patria e fede, e che ha come unico scopo della vita l’edonismo piccolissimo borghese del “divertimento”; donde, insegna il Lorenz, eccesso di superfluo e carenza di necessario.

 Si aggiunge poi una ideologia parallela, vagamente religiosa, che è quella degli “ultimi”, non si capisce bene cosa siano, ma da coccolare e mantenere; s’intende, a patto che restino ultimi e si lascino mantenere: cosa che, spessissimo, fanno ben volentieri. Entrambi, sia le sinistre sia i buonisti pseudocristiani, hanno scambiato per diritti i capricci. E ai capricci non c’è mai fine.

 Ed ecco come la sinistra italiana, detto in generale, è arrivata al crollo del 25 settembre; cioè preoccupandosi di “le bambine e i bambini”, quando non di “l* bambin*” e altre pagliacciate linguistiche; e lasciando le briglie sciolte a tutti gli intellettualini faccia triste e reduci da Parigi, e portatori di ogni genere di utopia e ucronia, e comunque di elucubrazioni le quali, per quanto presenti, anzi imposte h 24 su giornali, tv, canzonette, libri e temi in classe, non interessano assolutamente a nessuno, e tanto meno ai superstiti operai e lavoratori e datori di lavoro. E gli operai non votano sinistra, e, se non votano destra (succede, se i numeri sono numeri), se ne stanno a casa.

 Ma siccome ripeto che una sinistra è necessaria – perdente e non governante ma necessaria – io consiglierei alle sinistre di scendere con i piedi per terra, aprire gli occhi e le orecchie, e tappare la bocca a tutto il boldrinismo e murgismo e lucanismo eccetera; smetterla di inventare eroi fasulli; e rimettersi a studiare la sociologia reale con i suoi risvolti economici. E di cambiare obbligatoriamente linguaggio, vietando complicatezze sintattiche da convegno con spettatori dormienti, segue cena, adottando uno stile comprensibile e umano, e parlando di cose serie e vere.

 Detto questo per mio svago domenicale, che se la vedano loro. Ah, e studino Carlo Marx.

Ulderico Nisticò