Esorcismo, teologia e filosofia


 Effetto coronavirus anche in tv, se, per riempire, ridanno l’Esorcista, e se un vecchio film mi suscita qualche riflessione di teologia e di filosofia.

 Quando uscì, nel 1973, venne accompagnato da pubblicità occulta sicuramente falsa: i giornali parlavano di gente morta d’infarto al cinema, eccetera; vero però che, negli Stati Uniti, suscitò una profonda impressione. E non dico per le scene da cartoni animati e vomito di plastilina, ma, e qui seguitemi, per una ragione profonda.

 Gli Stati Uniti nacquero in pieno illuminismo (1776), e questa loro origine spiega due caratteristiche in apparenza antitetiche: la religiosità e la più ampia tolleranza di religioni e del loro contrario. La contraddizione viene risolta attingendo al pensiero di Cartesio, che, in spiccioli, è dualista: Dio e l’anima esistono, ma riguardano solo l’anima e Dio; mentre anima e corpo, a parte una ghiandola, sono due entità, e quindi due attività nettamente distinte e separate. Del tutto opposto è il pensiero di Aristotele, che afferma l’inscindibile rapporto di “synolon” (tutt’uno composto) tra corpo e anima.

 Se ci pensate, questa opinione di Renato si è così fatta strada, che ormai domina anche l’Europa cattolica, quanto meno nel linguaggio e nelle conseguenze pratiche; ed è credenza diffusa, anche in ambienti dove non dovrebbe, che la religione sia solo un fatto di coscienza individuale.

 Del resto, il protestantesimo è, nelle sue origini più remote, ariano e monofisista; e perciò separa, nella stessa figura di Cristo, l’uomo dal Dio; in nettissima e inconciliabile antitesi con il Mistero dell’Incarnazione. E sarebbe ora di dire che non siamo d’accordo minimamente, e che ogni dialogo è “philosophie fin de table”, tanto per passare il tempo.

 Ebbene, se uno è cartesiano e luterano, e non crede al “synolon”, magari può credere a Dio e all’anima, ma non che agiscano nel corpo, nella natura e nella storia. Può credere anche al diavolo, ma non che s’impadronisca di un corpo umano. Il film del 1973 mise in crisi proprio il pensiero cartesiano, e fece vedere che il demonio può fare cose fisiche, e quindi “indemoniare” una persona.

 Se una persona ha dentro di sé un demonio, bisogna ricorrere all’esorcismo: ἐξορκισμός, “scongiurazione”, cacciata dello spirito maligno. Nei Vangeli, più volte lo stesso Cristo opera esorcismi; ogni sacerdote consacrato è esorcista, anche se, per praticare un esorcismo canonico, occorre un permesso del vescovo. Qui non possiamo scordare gli esorcismi del laghetto di san Bruno, e quelli del convento di Chiaravalle.

 E nemmeno scordo che, da quando c’è il coronavirus, pare che Cartesio vada in crisi anche nella religione cattolica; e che, tra una mascherina e una speranza di vaccini, le genti, e gli stessi ecclesiastici, stiano tornano di corsa alle pratiche di devozione più sanamente medioevali, con preghiere alle sacre immagini che proteggono dalle pestilenze in genere. Le sacre immagini, alla faccia degli spiritualisti, degli iconoclasti e di certe chiese moderne costruite brutte e spoglie come fienili… e che piano piano stanno tornando cattoliche alla “magnificentia domus Dei”.

 Vedete come il virus e un vecchio catorcio di film possano dare una mano alla teologia e alla filosofia?

Ulderico Nisticò