Esperidi Sersale Zagarise Taverna, e la miope furbizia calabrese


Se mi dessero una lira per ogni mia attività culturale a vantaggio di Sersale, sarei milionario di euro; Zagarise, un po’ meno, ma tutte le volte che a qualcuno venne l’uzzolo, mi ci sono recato tra curve e forre; Taverna, ho rare frequentazioni personali, però ho scritto due libri su un grande del XVI secolo: Gian Lorenzo Anania, L’universal fabrica del mondo, overo Cosmografia, vol. I a cura di Ulderico Nisticò, 2005; Gian Lorenzo Anania, L’universal fabrica del mondo, overo Cosmografia, vol. II a cura di Ulderico Nisticò, 2008.

Ho proposto al sindaco un terzo, ma non mi è sembrato tanto “uomo di penna”, e comunque non ha avuto, dopo anni, la finezza di rispondermi.
A Zagarise, una volta o due ho approfittato di una tavolata collettiva; altre volte, mi hanno rimandato a casa digiuno. Gli amici di Sersale, invece, mi hanno spesso ospitato a cena, sebbene a titolo rigorosamente privato.

Viaggi per i detti luoghi, sempre e solo a spese mie.
Immagino che qualche lettore poco paziente si chiederà perché vi racconti tali cose. E ve lo spiego. I tre Comuni di cui sopra hanno tenuto una manifestazione denominata “Giardini delle Esperidi”, con finanziamento parziale della Regione, invitando, sento in tv, “scrittori, giornalisti… ”: immagino!!!

Insomma, quando è gratis, io vado benissimo, e “applausi di gente intorno a me”, o, per quelli che si atteggiano a dotti, “datus in theatro cum tibi plausus” di Mecenate secondo Orazio. Gratis, ovvio. Quando fanno i Giardini, ecco che trovano giornalisti e scrittori a migliaia… tranne me.
Inutile che v’informi, cari lettori, che posso permettermi il più totale disinteresse per Taverna, Sersale e Zagarise: solo quest’anno ho già rappresentato sei spettacoli e il settimo è pronto; e convegni e conferenze, eccetera.

Vi narro, affinché, lettori, possiate riflettere sull’umana ingratitudine in genere, e su quella calabrese in specie, la quale, quella calabrese, ha però una caratteristica particolare, che è la miopia dei furbetti. Il calabrese, detto sempre in generale, furbo è, ma non sempre troppo intelligente. L’intelligente, infatti, guarda al futuro; il furbetto, guarda a fare subito una gentilezza all’amico.

L’intelligente genuino ha però una formidabile memoria, e la prossima volta che a qualcuno di loro signori tornerà qualche fantasia, io mi ricorderò dei Giardini delle Esperidi, e quel giorno avrò molto, ma molto da fare. Gli tornerà, gli tornerà, statene certi…
Per quanto riguarda infine il gratis, beh, come si dice in calabrese, “mu trovu all’anima”.
Spero però, lettori amati, abbiate capito perché la Calabria dei furbetti miopi non andrà mai avanti.

Ulderico Nisticò


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