Fantasie sbrigliate e sbagliate su san Bruno a RAI Calabria


E va bene che la RAI Calabria parli di Serra S. Bruno e della Certosa; non va bene, anzi va malissimo, che ripetano la favoletta che Brunone sia venuto dalla Germania per trovare la desolata solitudine in Calabria. Ovvero, stando alla RAI, la Calabria era deserta, e se uno voleva fare l’eremita, era tutta una foresta selvatica senza manco un essere umano.
A parte che Brunone era sì nato a Colonia, ma aveva fondato la sua prima Certosa a Grenoble nell’attuale Francia, e poi se n’era andato a Roma, dove era papa Urbano II, già suo discepolo, e quello che, nel Concilio di Clermont, proclamerà la Prima crociata (1096-9); cerchiamo di far capire poche cose:

1. Dalla battaglia di Civitate del 1053, i Normanni si erano alleati con la Chiesa, venendone dichiarati vassalli, e incaricati di riconquistare per Roma l’Italia Meridionale bizantina, e quindi obbediente a Costantinopoli sul piano religioso; e la Sicilia occupata dagli Arabi musulmani.
2. Roberto Guiscardo e Ruggero [I] sottomettono la Sicilia (1071-91); e intanto operano perché le Diocesi tornino a Roma. Per quel che ci riguarda qui, Squillace torna latina nel 1089.
3. Nell’ambito di questo movimento, verrà indetta, in quegli stessi anni, la Crociata.
4. Roberto, Ruggero e i loro successori fondano molti monasteri latini: la grande abbazia di S. Eufemia, la Sambucina, la Matina… Ciascuno di questi ha intorno molti possessi, che utilizzano per attive coltivazioni.
5. Rispettano i monasteri di lingua e rito greco, che obbediscono a Roma. Ne fondano di nuovi, come, qui da noi, S. Giovanni Theresti di Bivongi, S. Pietro di Arena, S. Basilio Scamardì di Torre [Ruggero]. Più antico, e di lunga durata, S. Gregorio Taumaturgo di Stalettì.

Insomma, tutto tranne che una foresta abbandonata e inespolorata. E veniamo alla Certosa. O diciamo così, se già nata come istituto monastico cartusiano (certosino) detto S. Stefano del Bosco, in altri testi, del Monte. Nel 1192 passò ai Cistercensi. Nel 1513 tornarono i Certosini, fino alla distruzione del 1783. Ne decise la rinascita re Ferdinando II delle Due Sicilie nel 1856. Leggete “Dieci misteri certosini”, di Mirko Tassone.

Nel 1096, data indicativa dell’arrivo di Brunone, non esisteva Serra [dal 1863, Serra S. Bruno], e non esisterà fino ai primi del XVII secolo. Il territorio concesso sulle prime a Brunone apparteneva a due centri che invece esistevano da secoli: la bizantina e normanna Stilo, e la Torre degli Spatoli, o Spadola. Da Spadola, l’eremo dista, a piedi di buon passo, un’ora di cammino; da Stilo un po’ di più, diciamo mezza giornata. Squillace, da sempre sede della diocesi e di un forte castello, forse una giornata, con sosta alla Torre Longa oggi in agro di Cenadi, ma sotto Olivadi. Da Mileto, la capitale dei Normanni finché visse il granconte Ruggero (morirono lo stesso anno, Brunone e il suo amico guerriero, il 1101), S. Stefano, via il Poro, un’altra giornata. Parlo di normali camminatori e meditabondi monaci: giovani cavalieri e soldati, avrebbero impiegato molto di meno.
Alla faccia del deserto!

La Certosa possedeva, o possiederà in seguito, dei feudi, su cui esercitava di fatto il potere di abbazia nullius, cioè di nominare i parroci: attuali Gasperina, Montauro, Montepaone, Serra, Spadola; e Bivongi, feudo fonte inesauribile di liti e processi. Si aggiungevano molte grange (>granaria, conventi posti in aree agricole): SS. Apostoli a Bivongi; S. Nicola a S. Andrea; S. Nicola a Gagliato; Finibus terrae a Montepaone; il Cece…

Da notare che sono tutti luoghi facili da raggiungere dalla Certosa, attraverso i greti dei fiumi, e quella via millenaria di comunicazione che fu ed è l’altipiano della Lacina.

Se Brunone era in cerca di deserti e boschi abitati da lupi, la natia Germania gliene forniva a migliaia di miglia quadrate; e così tutte le montagne attorno a Roma, anzi quel che rimaneva della stessa Roma.
E poi, fatemelo dire? Secondo voi, il fatto che una terra fosse deserta e deprimente, e solo alberi (a parte che è uno smaccato falso!) dovrebbe essere motivo di orgoglio? Se mai, un popolo se ne dovrebbe vergognare; ma la Calabria, con quattro millenni di storia senza contare la pre e protostoria, non ha affatto questo problema, e Brunone lo sapeva benissimo.
A proposito, aveva studiato a Liegi presso dei monaci calabresi. Tie’!

Ulderico Nisticò


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