Fatture pagate due volte dall’Asp di Reggio Calabria, 4 milioni di euro sequestrati


La guardia di finanza ha sequestrato disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro al termine dell’indagine, coordinate dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dai pm Giulia Scavello e Marika Mastrapasqua che, nei giorni scorsi, avevano chiesto il rinvio a giudizio, tra gli altri, per il titolare dello studio radiologico Francesco Fiscer ma anche per l’ex assessore regionale Maria Teresa Fragomeni, l’ex direttore generale dell’Asp Ermete Tripodi, l’ex direttore sanitario Salvatore Barillaro, quello amministrativo Pasquale Staltari e l’ex commissario straordinario dell’Asp Santo Gioffré. I fatti si sono verificati pochi giorni dopo l’insediamento di quest’ultimo che è accusato di aver firmato, il 3 aprile 2015, un mandato di pagamento all’istituto radiologico relativo a una transazione al termine di una procedura iniziata dai suoi predecessori.

Transazione di 7 milioni e 974mila euro che, stando all’inchiesta, era a saldo di crediti pregressi, presuntivamente vantati come non ancora riscossi. Gli investigatori hanno, quindi, analizzato nel dettaglio ciascuna delle quasi cento fatture presentate dallo studio radiologico Fiscer e poste a fondamento di diversi decreti ingiuntivi divenuti esecutivi a seguito della mancata opposizione dell’Asp reggina.

Una notevole parte di quelle fatture, secondo gli inquirenti, erano state già liquidate per un ammontare complessivo di oltre 4 milioni di euro, compresi gli interessi. I reati contestati ai 19 indagati sono quelli di falso ideologico e truffa aggravata. Al rappresentante legale Francesco Fiscer la Procura contesta anche l’autoriciclaggio, per aver trasferito complessivamente 1milione 393mila euro provento del delitto di truffa, al fine di ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa. I quattro soci dello studio radiologico, invece, sono accusati di riciclaggio per aver percepito i dividendi frutto dei proventi della truffa.

La guardia di finanza ha constatato, inoltre, una base imponibile sottratta a tassazione, ai fini delle imposte sui redditi pari a 2 milioni e 300mila euro e un Irap dovuta pari a 110mila euro. Nei confronti dei funzionari pubblici, infine, è partita la segnalazione alla Corte dei conti per un “danno erariale – è scritto in una nota delle fiamme gialle – pari ad 4milioni e 20mila euro”.