
Ferdinando IV re di Napoli
Con un po’ di ritardo rispetto alla data esatta di morte (4 gennaio 1825, due secoli fa), voglio dire qualcosa su Ferdinando IV re di Napoli, III re di Sicilia, infine I delle Due Sicilie; un regno tra i più lunghi della storia, e, questo il mio giudizio, con alcuni avvenimenti europei e italiani troppo più grandi di lui, e senza i quali Ferdinando sarebbe stato un buon sovrano.
Carlo di Borbone, figlio di Filippo divenuto re delle Spagne, e della sua seconda moglie Elisabetta Farnese, duchessa sovrana di Parma, divenne nel 1734 re di Napoli e re di Sicilia; sposò Maria Amalia di Sassonia. Morto nel 1759 il fratello Ferdinando VI, divenne re delle Spagne come Carlo III, e lasciò Napoli e Sicilia al figlio terzogenito Ferdinando: il primogenito Filippo era infermo di mente, il secondo, Carlo, lo seguì a Madrid.
Ferdinando aveva nove anni; assunse la reggenza Bernardo Tanucci (1698-1783). Nel 1768, Ferdinando sposò Maria Carolina, figlia della coppia imperiale Maria Teresa d’Asburgo e Francesco Stefano di Lorena.
Continuò una cauta politica di riforme giuridiche, volte anche a ridurre gli abusi feudali. Rivoluzionario fu il rifiuto, nel 1777, di riconoscere il potere feudale della Chiesa sull’intero Regno, e l’obbligo di inviare la chinea, una cavalla bardata di forte somma di denaro. La Santa Sede non lo perdonò mai ai Borbone.
Quello per cui Ferdinando dovrebbe essere ricordato in eterno fu quanto fece dopo l’apocalittico sisma del 1783, che devastò e rase al suolo due terzi della Calabria. Venne immediatamente inviato l’esercito, al comando il principe Pignatelli con i poteri dell’alter ego (i poteri del re: ecco che significa commissario!!!), che prestò ogni soccorso alle popolazioni; e mise mano alla ricostruzione, trasferendo gli abitati, e tracciando piani regolatori secondo il modello ippodameo e romano. Visitate Borgia, Filadelfia, Oppido, e tantissimi altri centri sorti ex novo, e portati a termine in un decennio; e con grande accuratezza amministrativa… Della Cassa Sacra, ottima intenzione con dubbi o cattivi esiti, diremo un’altra volta.
Gli eventi più grandi di Ferdinando e dei Borbone di Napoli, come del resto dei Borbone di Francia e Spagna, e degli Asburgo eccetera, sono quelli della rivoluzione francese del 1789, nel 1793 finita in mano alla follia assassina di massa di Robespierre, l’anno dopo al corrottissimo Direttorio, poi alla dittatura e monarchia militare di Napoleone (1799-1814), sconfitto infine dalle nazionalità europee e da eserciti che, alla sua scuola, erano divenuti più forti dei suoi.
Trascinato dalle circostanze, Ferdinando entrò con truppe in Roma nel 1798; dovette ritirarsi, e passò in Sicilia, mentre Napoli veniva difesa solo dai popolani; e il Regno riconquistato, il 13 di giugno 1799, dalle Masse di Santa Fede di Fabrizio Ruffo. Questi voleva salvare la vita ai pochi e dotti “giacubbini” e levarseli di torno in Francia; ma intervennero il Nelson e, pare, la regina.
Dalla pace di Firenze del 1800, Napoleone aprì una politica di accordi con i Borbone di Spagna, e anche con quelli di Napoli: si parlò di un matrimonio borbonico, che poi si farà ma asburgico. Una curiosità: Maria Carolina era nonna di Maria Luisa… e perciò di Bonaparte!
Nel 1806, nuova guerra, e invasione francese. Ferdinando riparò nuovamente in Sicilia; Napoleone nominò re il fratello Giuseppe, poi il cognato Gioacchino Murat. L’isola venne governata dal principe ereditario Francesco, e dall’inglese lord Bentinck, il quale, attenti qui, nel 1812 impose una costituzione più o meno liberale. Ora ci torniamo.
Murat dal 1813 prese le distanze dall’ingombrante cognato, fino a muovere guerra al Regno d’Italia di cui Napoleone era re. In gran confusione, mosse poi guerra all’Austria, venendo sconfitto a Tolentino il 30 maggio 1815. In circostanze ancora non chiare, sarà fucilato a Pizzo il seguente 13 ottobre.
Intanto i generali e ministri murattiani si erano messi d’accordo (entrambi in mala fede) con Ferdinando : Convenzione di Casalanza, che assicurava ai murattiani gradi militari, titoli nobiliari e soprattutto i latifondi; e in cambio riconosceva re di Napoli Ferdinando .
Se non che, a Napoli Ferdinando era nella stessa situazione di Murat, sovrano assoluto; mentre a Palermo era sovrano costituzionale. Un’intesa non scritta tra Austria e G. Bretagna (che ottenne Malta) risolse, malamente, il problema: la Sicilia venne annessa a Napoli, e l’8 dicembre 1816 Ferdinando divenne Ferdinando I re del Regno delle Due Sicilie. Due Sicilie, traduzione sbagliata di Utriusque Siciliae, che voleva dire altra cosa. Da ciò le rivolte del 1820, del 1848-9, del 1860, poi quelle contro l’Italia del 1866, e del 1943-6 tra mafia e indipendentisti e occupazione americana; e l’autonomia del 1946. Tout se tiens, dicono in Francia.
Nel 1820 i murattiani imposero a Ferdinando quello che mai avevano ottenuto da Murat, una costituzione. Ferdinando la giurò, se la rimangiò, tornò da Lubiana con un esercito austriaco. Florestano Pepe, l’unica persona seria di quegli anni, aveva un piano atto a respingere l’invasione; ma i generali, a cominciare dal fratello Guglielmo, fecero di testa loro e finì malissimo. Ferdinando morirà, anzianissimo, quattro anni dopo.
Un cenno sulla vita privata. I rapporti con Maria Carolina si deteriorarono, e lei tornò a Vienna, dove morì nel 1814. Ferdinando sposò morganaticamente la donna della sua vita, Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia.
La storia, ragazzi, va conosciuta.
Ulderico Nisticò