Ferrovia e strada ioniche


La strada ionica (dromos, u gromu), collegava Taranto e Reggio in tempi remotissimi; è segnalata in bella mostra dalla romana Tabula Peutingeriana; fu detta Via Grande (a Via Randa) fino all’età borbonica; divenne, nel Ventennio, la 106: a Soverato arrivò nel 1935, e lo attesta una scritta che non riproduco se no a qualcuno viene… no, cresce il mal di fegato. Nel dopoguerra, qualche rattoppo a caso: la cosiddetta strada di Germaneto, cadde appena fatta: e mi piacerebbe sapere se qualcuno andò in gattabuia.

 Intanto, sempre a caso e senza un piano, nascevano le Marine, che vennero costruite, sempre a caso, proprio sulla 106. Stato, Genio civile, Regione? Tutti a dormire il sonno di Aligi, settecento anni.

 La ferrovia Bari – Reggio, iniziata nel 1865 da entrambe le direzioni, si congiunse nel 1876 a Soverato: non lo fecero apposta per noi, però è curioso. Dagli anni 1930 venne servita dalle “Littorine”, automotrici diesel. Oggi si parla (???) di elettrificazione.

 La ionica funzionava con questo concetto:

  • Rapido Reggio – Bari: Soverato, ore 09.00, Bari ore 13. Si pagava il “supplemento rapido”.
  • Treni per le stazioni principali: Soverato c’era sempre.
  • “Accelerati”, che si fermavano dovunque, e facevano da metropolitana. Per restare al Golfo, ricordo le stazioni di Guardavalle, S. Caterina, Badolato, S. Andrea, S. Sostene, Soverato, Montauro, Squillace, Catanzaro Lido, Simeri, Cropani, Botricello, Roccabernarda, Cutro, Isola, Crotone… E miriadi di caselli.
  • Merci, quando c’erano le grandi industrie di Crotone, sempre degli anni 1930. Poi, con un capolavoro della peggiore calabresità, chiusero le fabbriche e aprirono la provincia: ahahahahahahah!

 Di tutto questo non rimane quasi nulla. Lo Ionio calabrese ha quasi solo il turismo come prospettiva: nato malissimo, senza un piano, ridotto quasi solo alla balneazione di breve periodo; ma l’industria del forestiero costituisce una parte importante dell’asfittica economica. Quanta parte, non si sa, stante l’enorme incidenza del sommerso; comunque, è importante.

 C’è chi lamenta la scarsezza di mezzi tra Lamezia e Soverato? Ecco un bell’esempio di come Soverato è rimasta ostinatamente agli anni 1950: se una comitiva organizzata sbarca a Lamezia – aereo o treno – non deve “arrivare a Soverato” (e tutti a immaginare turisti nevrotici e solitari che consultano i tabelloni delle coincidenze!!!), ma Soverato deve andare a prenderla, come fanno da Tropea, che è molto più distante e con strade molto peggiori e tortuose. È dunque una questione di organizzazione; anzi il forestiero deve essere preso a Milano e portato a Soverato, e lì sistemato e servito e divertito, e poi condotto a vedere la Pietà e Roccelletta eccetera: così gli passa la fissazione che qui ci sono solo “natura incontaminata” e mafia; e intellettuali con la faccia dello iettatore di Pirandello.

 La ferrovia ionica, intanto, può servire a raggiungere le località costiere, con treni speciali turistici; e fermate su richiesta. Lo stesso per autobus adatti.

 Ferrovie, agenzie e operatori turistici farebbero bene ad approfittare dell’idea della Santelli per il turismo interno di tre giorni, con vantaggi per i giovani e mete culturali. A sua volta, la Regione deve impegnarsi a pagare subito, e non dopo i soliti x anni! È sempre una questione di efficienza.

 Quanto ai treni normali, ahimè, qualcuno e in qualche orario è ancora frequentato; altri… l’ultima volta che c’era ancora il Reggio – Bari, mi ritrovai solo io! I rapporti economici e culturali tra Puglia e Calabria, un tempo fiorenti, non esistono più. Se vado a Bari, mi tocca in auto.

 Ecco un argomento politico serio per la Regione. Sveglia!

Ulderico Nisticò