A largo Cardillo di Soverato Superiore c’è un’opera d’arte notevole, e palesemente in stato di dimenticanza privata e pubblica, e sulla quale è ora di attirare l’attenzione. Dico la fontana monumentale del compianto Miko Davoli Procopio… sarebbe fontana nelle intenzioni dell’autore, però non getta un goccio d’acqua.
Il lavoro ha una caratteristica rara, che è la scultura del granito. Questa pietra, tipica della Calabria, si presta al secolare lavoro degli scalpellini per imponenti forme geometriche di facciate e portali e scalinate, non alla plastica; Miko trovò un blocco duttile e obbediente allo scalpello, e lo trattò come fosse marmo. Basterebbe questo a rendere preziosa la fontana.
È di proprietà comunale, ma non ha un nome, non viene visitata se non capita chi scrive, non viene letta nell’ispirazione dello scultore, il quale, come ho udito da lui stesso, mirò a rappresentare figure simboliche: la conchiglia, figura del mistero e della sensualità; le anfore, segno di abbondanza; le rane, anfibie e che salgono, lungo una corda, verso il libro della conoscenza. Ci vorrebbe almeno una spiegazione.
Soprattutto, e urgentemente, bisogna pulire il tutto; far versare acqua; mettere un recinto elegante ma efficace; ripristinare la pavimentazione.
E merita una via intitolata, Miko Davoli Procopio, in mezzo a tante intestazioni alla grossa.
Sarebbe utile anche una catalogazione del granito soveratese, di cui abbiamo diverse testimonianze. Si faccia sotto qualche giovane di buona volontà, validamente aiutato.
Ulderico Nisticò
