Conte, tra un decreto e l’altro senza parlamento, tra le circa 400 persone delle varie “task force”, deve aver letto d’Annunzio, a sua volta ispirato da un celebre palazzo di Mantova; e il suo ultimo decreto è davvero zeppo di sofismi e zone oscure. Facciamo esempi.
Alla lettera, i congiunti, dal latino cum e iungo, sono i conviventi legali e stabili; e i loro parenti ugualmente stabili e legali. Detti così, i congiunti dovrebbero essere stabilmente e legalmente conviventi: marito e moglie e figli. Nei fatti, però, le situazioni sono molto più variegate: marito e moglie che, per lavoro, abitano in luoghi diversi; o che hanno dissapori, ma non formalizzano separazione o divorzio, e tuttavia non vivono assieme; o separati in casa; o che… eccetera.
E i fidanzati?
Al contrario, molti convivono senza aver nulla formalizzato; more uxorio, si diceva una volta, ma senza nulla di scritto. E le convivenze irregolari di qualsiasi genere, e mica tutte con fini amorosi?
E che dire dei nonni e altri familiari conviventi? Oppure, in stretti legami sia affettivi sia economici, però non conviventi?
E le Messe? Sarebbe ben troppo facile rinfacciare a Conte, Lamorgese etc., che il 25 hanno permesso raduni con persone appiccicate una all’altra! E magari chiudono un occhio sul ramadan che inizia ora?
Approfitto per un accenno al 41 bis che non vale più, così, una bella mattina.
Passiamo ai rientri. Alla lettera, quello che disse Conte è che tutti possono ritornare, per esempio in Calabria. Non dice, Conte, con quali regole; e se davvero tutti, o solo quelli che hanno comprovato bisogno? Ma no: e la Calabria, che è quasi a zero decessi e pochissimi contagi, potrebbe ripiombare in piena epidemia.
E come tornano? Aereo personale? Treno con un solo passeggero per scompartimento? Pullman attrezzato?
La Santelli, come De Luca, resiste: la Calabria si è comportata benissimo; perché deve rischiare? E tuttavia, mi ripeto: niente automatismi ugualitari, ma, se c’è davvero qualche caso grave, la Regione se ne faccia carico; ma caso per caso.
Chiudiamo con un altro richiamo dannunziano: Il silenzio era vivo; e lo è. I deputati e senatori calabresi sono muti come la notte di un cimitero abbandonato: cosa paghiamo a fare Viscomi, tanto per fare un nome?
Ulderico Nisticò