Gastronomia calabrese. Una storia di dedizione, sacrificio e successo


Ci troviamo in Calabria, in una terra risaputa per le sue contraddizioni ma nei meandri del suo territorio nacque fin dal gennaio del 1980 una creatura dal cuore pulsante, dalla volonta’ ferrea di chi pensa ancora oggi che a qualcosa di buono ci si possa legare, appassionarsi e innamorarsi portando avanti i suoi ideali come baluardo. Giuseppe Galluccio odierno proprietario del ristorante “La Cucciarda”, ai tempi quando i giovani del luogo non avevano una meta da rincorrere lui pianificava il suo progetto perché le sue idee invece erano abbastanza chiare. Comincio’ insieme al fratello a lavorare presso il ristorante di uno zio a Taurianova una cittadina della piana di Gioia Tauro; però la voglia di avere qualcosa di suo era impellente, quindi ancora minorenne aprii un locale sito difronte quello attuale.

”Mamma Mimma” fulcro del successo, con grande sacrificio e dedizione alle prese con la cucina insieme al “savoir faire” porto’ insieme all’operato dei figli a far diventare in breve tempo il locale punto di riferimento di migliaia di pendolari nonché gente del posto che accomodandosi al tavolo non assaporava soltanto le prelibatezze della cucina di casa ma rimaneva estasiata dai modi sempre gentili e attenti, l’empatia che si veniva a formare come se il formidabile “Pino” si conoscesse da sempre.

Negli anni le richieste aumentarono come d’altronde il bisogno di spazio, quindi si costruì la nuova struttura che in questi ultimi mesi e’ stata rivalutata con un restyling. Ad oggi dopo quasi 40 anni Giuseppe Galluccio ci crede ancora dichiarando: Abbiamo dato un’identità in tutti questi anni, penso che serva il sacrificio e la volontà di tante persone, se il mio locale ancora e’ aperto ringrazia chiunque sia passato di la’ con la propria presenza. Ho cercato di dare il massimo insieme al mio staff provando a mettere a suo agio chiunque fosse venuto come da buon uomo del Sud non solo dando il piacere al palato ma vedere tornare la gente con il sorriso, felice di ospitarla di nuovo, un po’ come una grande famiglia.

GIUSEPPE IERACE


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