Gesù storico


 Il Vangelo secondo Luca, che si legge a Natale, riferisce notizie storiche, e che storicizzano il tempo della nascita di Gesù e delle sue circostanze.

 Stando al calcolo di Dionigi lo Scita, idealmente ispirato da Cassiodoro, il Natale avviene nell’anno 753 di Roma, che diviene l’anno di inizio “post Christum natum” (d. C.), l’anno 0 e 1 della storia. Siccome la cosa non è che sia tanto chiara a tutti, faccio il pedante, e spiego che la battaglia di Zama avvenne nel 202 “ante Christum natum” (a. C.), cioè 202 anni prima.

 Quelli che sono molto più pedanti di me, sanno che il calcolo degli anni era impreciso, prima della riforma di Giulio Cesare, perfezionata da papa Gregorio XIII nel 1582. Ma prima di Cesare, c’era un’evidente sfasatura.

 Anche su Quirino si discute, che fu governatore della Siria, ma nel 6 d. C.; mentre Erode, che pure viene citato, era morto nel 4 a. C. Pur tenendo conto di queste incongruenze, è palese l’intento di s. Luca di storicizzare la nascita.

 Anche la strage degli Innocenti ha un appiglio storico. Erode uccise un figlio, suscitando in Ottaviano la crudele battuta in greco: Di Erode, meglio essere il porco (ὕς) che il figlio (υἱός). Esule per qualche tempo in Egitto, comunque nell’Impero Romano, la Famiglia torna e vive a Nazareth, in Galilea. Da lì si era dovuta recare nella sua città d’origine, che è quella di Davide, Betlemme in Giudea. Appartiene, infatti, alla casata davidica, da intendere forse come discendente di Iesse, se non direttamente dal re, i cui figli e le loro vicende sono noti. Con questo, però, s. Luca connette la storia civile con le profezie bibliche sulla nascita del Messia nella città di Davide.

 Interessante il particolare dell’albergo pieno, il che non consentì di alloggiare la Sacra Famiglia. Non sta scritto che Giuseppe non potesse pagare una stanza, ma solo che la stanza non c’era, in un momento di afflusso così straordinario. Stimato artigiano e uomo serio (“vir iustus”), Giuseppe non si era certo messo in viaggio sperando nella carità dei passanti.

 I primi a visitare il Bambino sono i pastori; poi verranno i Magi e altri, a testimonianza che il Vangelo non è rivolto a una classe sociale, ma a tutti. Che i pastori stessi fossero poveri, è da vedere.

 La situazione politica del Vicino Oriente è dominio di Roma dai tempi di Pompeo, che sottomise quasi senza combattere Siria e Palestina, che rimasero romane, e dal 395 dell’Impero d’Oriente, fino alla conquista araba del VII secolo. E qui scattano i soliti luoghi comuni da film americani di stampo protestante (loss von Rom di Lutero) sui cattivi Romani e buoni tutti gli altri. È fin troppo evidente che per le popolazioni dalla Britannia alla Mesopotamia all’attuale Marocco, mai nella loro storia precedente (e per tantissime, anche nella seguente!) godettero di pace e civiltà e benessere come sotto Roma. Purché se ne stessero, politicamente, al loro posto, cosa che quasi tutte fecero molto volentieri, tranne rari casi. Tra questi, varie rivolte di Giudei, culminate con l’assedio di Gerusalemme del 70. Distrutta, tempio incluso, rinascerà come Aelia Capitolina, non solo nell’elenco delle città romane, ma anche in quello delle Diocesi cristiane. E nel linguaggio religioso resta “Gerusalemme Celeste”, con solo mera coincidenza con la travagliata città di allora e di oggi.

Insomma, “parcere subiectis et debellare superbos”. E qui non mi fate parlare di latino, se no me la canto… dopo che ieri sera ho sentito cantare in latino cosa molto diversa dalla traduzione italiana. Ma è Natale, è siamo tutti più buoni… o quasi.

 Buon Natale.

Ulderico Nisticò