Giovane calabrese trovata morta nella doccia di casa: «Mia figlia non può essersi ammazzata»


«Mia figlia non può essersi ammazzata. L’hanno trovata in bagno con il tubo della doccia avvolto attorno al collo, ma lei non l’avrebbe mai fatta una cosa del genere».

È sconvolta Rosa Sainato, mamma di Maria Cristina Pugliese, 27 anni, trovata morta nel tardo pomeriggio di domenica 1 dicembre nell’appartamento in cui da pochi mesi viveva con il compagno, in via Marinetti 34, a Caldiero. «Perché non lo scrivete?», si chiede angosciata.

Il suo appello giunge in redazione poche ore prima che i contorni della tragica vicenda che si è consumata tra sabato e domenica, in un quartiere di palazzine a due piani, prendessero forma, preceduti dalle voci di chi aveva sentito il via vai di sirene dei carabinieri e del 118, e in paese parlava dei litigi avvenuti in passato in quell’appartamento – anche quel sabato sera, vicino al bowling – tra Cristina e Marco Cristofori, 40enne, ora iscritto sul registro degli indagati della Procura della Repubblica di Verona per il delitto di omicidio volontario.

Cristina, che aveva una bambina di poco più di cinque anni, fino a qualche mese fa viveva a Soave con il fratello e il padre. Originaria di Locri, era arrivata nel Veronese ormai 24 anni fa. Svolgeva due lavori, come commessa alla Lidl di Arcole, in un paese dell’est veronese e saltuariamente come barista proprio a Caldiero.

Sembra che l’amore con Marco fosse nato proprio così, al bancone del bar. Dopo alcuni momenti difficili, secondo i familiari aveva ritrovato energia, si stava dando da fare, anche per la sua piccola.