Giovani e lavoro, Sgrò: “Generazione vittima di modelli culturali sbagliati”


L’imprenditore di Soverato: “L’ossessione del presente ci fa dimenticare di dover vivere anche per progettare il futuro”. 

“Siamo ormai una società ossessionata dal presente che ci fa dimenticare di dover vivere anche per progettare il futuro”. La riflessione dell’imprenditore soveratese Giovanni Sgrò è frutto di innumerevoli esperienze quotidiane fatte di dialoghi, incontri, colloqui di lavoro con tanti giovani.

“Una generazione che non mi sento assolutamente di condannare, come oggi fanno in tanti” sottolinea Sgrò, riferendosi alle polemiche delle ultime settimane (vedi lo chef Alessandro Borghese o la stilista Elisabetta Franchi) sulla scarsa propensione al sacrificio di chi oggi è in cerca di prima occupazione.

“E’ soprattutto un problema di modelli culturali” a parere dell’imprenditore “a cominciare da quelli proposti sui social”. “Se guardiamo Instagram – spiega – la vita non è altro che una vacanza continua, tra lusso sfrenato, feste e viaggi per il mondo. E tutti si sentono costretti a ostentare quel tipo di felicità. Soprattutto gli adolescenti, bombardati da immagini continue di luoghi esotici, discoteche, metropoli scintillanti, messaggi edonistici e inviti a prendersi tutto e subito perché del doman non v’è certezza”.

“Non c’è quindi da meravigliarsi – continua Giovanni Sgrò – se, come dice Tiziana Fausti sul Corriere della Sera, ai colloqui per le assunzioni i giovani chiedano subito, prima ancora di sedersi, i week-end liberi. Il successo lavorativo non è più un modello capace di ispirarli, di motivarli, perché richiede uno sforzo di progettazione della propria vita orientato verso il futuro. Un futuro che i nostri ragazzi non riescono più ad immaginare se non con pessimismo e disillusione”.

“Ecco, quindi, il loro immergersi nel presente che, però nasconde anche un profondo disagio, unito a smarrimento e tristezza” è l’analisi di Sgrò. “Sarà, forse, un po’ colpa della pandemia, che ci ha costretti tutti a rivalutare le nostre prospettive, o degli ammortizzatori sociali, che rendono meno preoccupati gli inattivi – conclude – ma il problema di fondo rimane: i giovani hanno qualità immense, ma necessitano di adeguati modelli ai quali ispirarsi. Un compito che ci richiama, in quanto comunità-Stato, a precise responsabilità politiche e culturali”.