Mentre scrivo, all’alba, non è ancora uscita la sentenza su Salvini, quindi ne riparliamo. Faccio solo notare che per la stessa identica situazione, Salvini è stato prosciolto a Catania e rischia sei anni a Palermo; si tratta di un caso di Giustizia topografica?
Veniamo all’ultima sentenza della Cassazione sui clandestini, la quale dà ragione al governo secondo la destra, e secondo la sinistra dà torto al governo. Fatta la tara della polemica eternamente preelettorale, ci dev’essere qualcosa di storto, in questa sentenza, se si lascia così diversamente interpretare. Eh, dove sono le leggi delle Dodici Tavole, con articoli di dieci (10!) parole?
Vediamo cosa ho capito io, e se mai, mi correggano i miei innumerevoli amici ed ex allievi giuristi: la sentenza dice che i giudici non possono impedire l’azione del governo, quindi dà ragione al governo; però i giudici possono intervenire in singoli casi, quindi dà ragione ai giudici, e, implicitamente, all’opposizione. Una bella sentenza di Babele.
E quali sono i singoli casi? Tutti, perché ogni caso è un singolo caso, per grammatica. Quindi se un clandestino, poniamo, egiziano, dice che è un perseguitato, ebbene è vero che il governo egiziano ha la mano pesantissima nei confronti degli oppositori; ma gli oppositori non sono miti ed eleganti pensatori norvegesi in preda a intimo dramma ibseniano, bensì sono dei delinquenti dei Fratelli Musulmani, perseguitare i quali è non un diritto ma un dovere elementare di qualsiasi Stato, quindi anche dello Stato italiano. Ebbene, la sentenza della Cassazione dà ragione al perseguitato in quanto perseguitato, però gli dà torto in quanto aderente a banda di tagliagole che anche l’Italia deve perseguitare. Intanto, tra tre gradi di giudizio e qualcosa di europeo, il perseguitato entra a suo comodo in Italia, e fa perdere le sue tracce?
Conclusione: per la fatal Penisola vagano troppe leggi, più le fumose convenzioni internazionali; e ci sono anche troppi tribunali, e se non bastano quelli nostrani si aggiungono non so quante corti mondiali. E, come scrisse Tacito che era anche avvocato, “corruptissima republica, plurimae leges”.
Per esempio, sull’autonomia differenziata la Corte Costituzionale dice una cosa, e la Cassazione ne dice un’altra; ed entrambe nemmeno in modo uniforme e globale, ma questo sì e questo no… e questo ni!
Infine, con buona pace di Montesquieu, c’è anche che moltissime leggi e leggine sono diventate, con gli anni, non una produzione parlamentare (potere legislativo), ma entità autonome nate per partenogenesi, cioè secondo l’interpretazione che ne danno i giudici… o i giornali. Giudici, del resto, assurdamente divisi in correnti politiche, e ciò alla luce del sole, e legittimerebbe, secondo alcuni, sentenze ideologiche.
Zaleuco, legislatore di Locri, prescrisse che i giudici operassero solo con le leggi in mano, e non a loro opinione. Zaleuco, dove sei?
Ulderico Nisticò