Gradimento e consenso


I fatti sono fatti. La Santelli, preceduta da altri tre presidenti di cdx, è la quarta d’Italia per gradimento, con il solido indice del 57%. Siccome i fatti sono fatti, tanto più se li pubblica il Sole 24 ore che non è una piazza di sardine ma un foglio di riconosciuta serietà, chi non è d’accordo, passi, ma non può negare che oggi è 7 luglio e spacciare sia un altro giorno qualsiasi dell’anno.

Secondo me, il gradimento la Santelli se lo guadagnò in prima linea, con la sua azione nei due mesi della crisi sanitaria, che vede la Calabria libera dal contagio. Qualche maligno sosterebbe che la Santelli ha lavorato bene perché Giunta e Consiglio erano in quarantena, e ha potuto muoversi lei e basta: malignità, certo!

Come che sia, la Santelli è quarta con il 57%, mentre Zingaretti è l’ultimo con manco il 30. Detto questo, potremmo anche chiudere qui; e aspettare che qualche scemo del villaggio mi accusi di cortigianeria. Del che me ne frego.
E invece c’è che bisogna politicamente riflettere. Il gradimento, pur utile e lusinghiero, è una forma blanda del consenso; il gradimento può essere passeggero, e il consenso è profondo: insomma, la Santelli deve fare un bel salto di qualità, e trasformare il gradimento in consenso.

Intanto, ci sono cose da fare subito, e ne accenno a qualcuna:

– imprimere massima accelerazione ai lavori pubblici, molti dei quali aspettano da decenni; vedi la mia Trasversale delle Serre;
– fare in modo che i rifiuti, da angoscia e mucchi d’immondizia che sono, divengano una risorsa;
– condurre una politica culturale, della quale, a oggi, non si vede manco un indizio;
– idem per il turismo, che da balneazione caotica e fugace deve diventare quello che in Calabria non è: turismo;
– eccetera.

E fare subito, senza lasciare spazio a chiacchere: un’arte in cui eccellono i Calabresi.
Cos’è il consenso, però? È la capacità di formare un vero movimento politico, quindi anche culturale e ideale, che analizzi la Calabria e i suoi molti mali, e individui le soluzioni. Soluzioni, non i soliti sogni palingenetici e scorciatoie dei secoli, ma cose reali, concrete, realizzabili.

Come si fa? Beh, se dovessi crearlo io, agirei così:
1. riunione indetta per le ore 09;
2. inizio dei lavori alle ore 09,05: chi arriva in ritardo, peggio per lui;
3. commissioni di lavoro che rispondano a precisi quesiti, entro le ore 17,00;
4. elaborazione di un documento finale entro le ore 18,00;
5. discussione fino alle ore 20,00: ovvio che ogni intervento potrà durare massimo 600 secondi, cioè dieci minuti, dopo di che verrà automaticamente spento il microfono, e l’oratore portato via a forza; chi impiega 300 secondi a spiegare che sarà breve, peggio per lui;
6. ore 20,10, cena: e ciascuno a spese sue.

I punti 2, 5 e 6 assolverebbero alla funzione di discriminante: ovvero, vedrete quanti si tireranno indietro! Soprattutto per il punto 6.

Ulderico Nisticò