Guardavalle: cronache di Reliquie e di Vescovi


 Sia esposto al pubblico ludibrio il secchione il quale creda che la storia locale sia meno storia di quella diciamo così grande. I meccanismi sono gli stessi, anche se l’ambiente è diverso; e perciò facciamo con gusto storia locale.

 Sentite questa scoperta. Mi trovato in una simpatica iniziativa, seguita da ottimo spuntino; e chiacchieravo, tra gli altri, con amici di Squillace: un paese cui in fondo voglio bene e per il quale ho fatto tanto che non basterebbe, solo per un elenco, un articolo a parte, sia pure con scarsa, anzi quasi nessuna gratitudine. Capirete perché, in termini di squillacitudine. Litigiosità squillacese che già trovammo intorno al 1243, con sede vacante; e troveremo con la vicenda del Vescovo Marco Antonio Antaffi, che, nato a Stignano nel 1708, fu presule di Sarno, e nel 1718 di Squillace; visse però, morì ed è sepolto a Petrizzi, ed è questa la ragione per cui la Matrice è stata detta a volte, sia pure impropriamente, la ‘Cattedrale di Petrizzi’.

 Torniamo alla conversazione, nella quale scivolò il discorso sul Santo Patrono, Agazio, e la sua miracolosa traslazione dal Ponto assieme a… beh, leggete Padre Raimondo Romano, il culto di san Gregorio e le incursioni turche del 1644 e 1645, estratto da Vivarium Scyllacense, 1997, a cura di UN… mentre dunque raccontavo, interviene un giovanissimo cameriere, il quale, evidentemente de relato, ci spiega che le Reliquie di s. Agazio arrivarono, secondo lui, prima a Guardavalle; e dopo una lite con Squillace (caso frequente, come anche più avanti leggerete), là vennero trasferite, lasciando però a Guardavalle un Braccio, tuttora devotamente custodito e venerato; e Guardavalle ha per Patrono lo stesso s. Agazio.

 Mi faccio subito un’idea, che però doveva trovare conferma, giacché io faccio lo storico e non lo sbarcatore di Ulisse; e mobilito Genny Pasquino, Vincenzo Squillacioti della Radice, Lorenzo Viscido studioso di filologico spessore, e, memore di storie paesane, Valentino Ussia; e li ringrazio tutti di cuore. Mi piace moltissimo collaborare, anche se, alla calabrese maniera, non mi riesce molto spesso: ma stavolta sì.

 Ussia afferma che la Reliquia di Guardavalle ha un’origine precisa nella vicenda del Vescovo di Squillace Fabrizio Sirleto… e qui dobbiamo tornare indietro, chiamando in soccorso la Calabria Illustrata di p. Giovanni Fiore da Cropani, edizione critica Rubbettino a cura di U. N., Tomo II; e altre fonti.

 Guglielmo Sirleto, nato a Guardavalle nel 1514, fu dottissimo e cardinale… ma ne ho scritto tante di quelle volte, e la cosa dovrebbe essere nota; a parte che la Calabria, nel 2014, fallì clamorosamente, come il solito tipo Bronzi, nel commemorarlo. Per quel che c’interessa qui, fu Vescovo di San Marco [Argentano], poi di Squillace. Quando, per sua volontà e di Carlo Borromeo, il Concilio di Trento impose la residenza dei Vescovi in Diocesi, si dimise per restare a Roma nella Biblioteca Vaticana che dirigeva.

 Gli successe il lungo pontificato del nipote Marcello, sotto il quale vennero celebrate a Squillace le esequie del Cardinale, deceduto nel 1585. Predicò p. Lattanzio Arturo da Cropani. Anche qui, leggete Cropani a Lepanto. La predica della Nave Cristiana e la Predica della Vittoria Navale di fra Lattanzio Arturo da Cropani, a cura di U. N. e Paola Bianco, Catanzaro, 2006.

 Dopo un breve governo di Tommaso Sirleto, ecco Fabrizio nel 1603. Scatta un qualche altro caso di litigiosità squillacese, che non conosco ma immagino, e Fabrizio si trasferisce di fatto a Guardavalle, rimanendovi fino alla morte, nel 1635. Portò con sé, a quanto si crede, il Braccio del Patrono. Iniziò la costruzione di un’imponente chiesa da dedicare a Carlo Borromeo, intanto dichiarato Santo; ma l’opera non fu completata, ed è ancora lì, in riuso o abbandono.

Ulderico Nisticò