Gustavo Bellazzini e la corazzata Roma


 Rendiamo onore al marinaio Bellazzini, spentosi a 103, e che fu tra i pochi sopravvissuti all’affondamento, o piuttosto esplosione, della corazzata Roma. Anche a questo proposito si sono dette e lette, in questi giorni, cose vaghe e che possono generare confusione. Ecco i fatti.

Il programma di vari della R. Marina prevedeva, con l’ammodernamento di Cesare, Cavour, Doria e Duilio, la costruzione di quattro navi da battaglia da 35.000 ( di fatto 43.000) tonnellate, con nove pezzi da 381 come armamento principale.

Le due Vittorio Veneto e Littorio (dopo il 25 luglio 1943, Italia) entrarono in servizio nel ’40; la Roma, nel ’42; la quarta, l’Impero, rimase in costruzione assieme alle due portaerei Aquila e Sparviero.

La guerra provò che si trattava di un’idea già superata, e sarebbero stato meglio avere le portaerei e molti altri incrociatori in aggiunta ai circa 30 effettivi. Ma tutte le Marine insistevano sulle corazzate armate di cannoni; e il Giappone arrivò fino a gigantesche navi da 60.000 tn.

Comunque, e pur in mezzo a qualche sconfitta, la Marina si vanta di aver assicurato dal ’40 al ’43 il 90% dei trasporti per l’Africa Settentrionale affidatile.

Nell’estate del ’43, il grosso della flotta era alla Spezia. Ecco i nudi fatti. L’8 settembre Badoglio viene costretto dagli Alleati a dichiarare l’armistizio segretamente firmato il 3 in Sicilia; non avverte nemmeno i più alti ufficiali delle truppe presenti in Francia, Balcani, Grecia e nella stessa Italia; e, a quanto sa, lascia all’oscuro persino l’ammiraglio Bergamini, comandante superiore in mare della flotta.

Tanto meno vennero informati gli alleati Tedeschi, che, certo non colti di sorpresa, si trasformarono subito in nemici.

Premessa importante per capire quanto diciamo. La squadra lasciò Spezia. Giunta, si badi bene alla geografia, al largo della Sardegna verso ovest, viene raggiunta da aerei germanici; un bombardiere sgancia un ordigno da due tonnellate radioguidato, colpisce la Roma, facendo esplodere caldaie e deposito munizioni. Bergamini muore, assieme a quasi tutto l’equipaggio.

Antonino Trissino, in documentati libri, ha sostenuto che la rotta della flotta non fosse verso Malta ma verso la Spagna, e che quindi Bergamini non intendesse consegnare le navi agli Angloamericani. Per quanto sopra, non lo sapremo mai, scomparso l’ammiraglio. Anche la fine della Roma fu dunque uno dei tanti misteri d’Italia tra il 1943 e l’immediato dopoguerra?

In quel triste settembre 1943, la flotta poi raggiunse Malta; le grandi corazzate saranno condotte in Egitto, disarmate; e demolite dopo la guerra per il Trattato di pace. La Cesare, ceduta all’URSS, nel 1955 saltò in aria nel porto di Sebastopoli.

I Russi parlarono di incidente; in Italia corse la leggenda che era stata una vendetta di incursori della Decima Mas, memori dell’impresa di Alessandria, dove vennero affondate due corazzate inglesi. Anche questo episodio non sapremo mai come andò.

Ulderico Nisticò