Habemus Papam Leonem Decimum Quartum


 Prevost, nomen omen. Prevost è forma anglosassone, semplificata, di prévôt, francese, come l’italiano prevosto, a sua volta dal latino praepositus; ed è uno dei titoli dei responsabili di parrocchia. Nome, un presagio.

Statunitense, Robert Francis Prevost è Papa, Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica, che significa universale; quindi non conta la sua nazionalità. È però un segno dei tempi che venga, come del resto Bergoglio, dalle Americhe; statunitense discendente, come quasi tutti, da europei, e con esperienze di America Latina.

Da oggi, Prevost è Leone XIV, Papa, Vescovo di Roma; come tale, Primate d’Italia; ed è anche il sovrano della Città del Vaticano. Hanno tutti notato che si è presentato al popolo con le insegne e gli abbigliamenti tradizionali del Papato.

Come è accaduto non poche volte, non è un secolare ma un religioso; e di un Ordine antichissimo, gli Agostiniani, il cui carisma deriva non solo dal complesso e articolato pensiero di sant’Agostino (354-430), ma anche, in modo determinante, dalla ricerca della Verità “in interiore hominis”; e dall’esperienza, a volte sofferta e contraddittoria, di un’umanità non puramente intellettuale.

Vedremo se e come Leone XIV si mostrerà agostiniano, con attenzione a questa Terra e in ricerca di Dio; e con la vasta cultura del suo Santo, padre non solo di Fede, ma anche del bel latino medioevale; e all’origine di gran parte della filosofia, e in particolare dell’antropologia e della psicologia.

E come dimenticare, lettori di Soveratoweb, la presenza dell’agostiniano padre Francesco Marini da Zumpano, fondatore del convento della Pietà e di molti altri, e a cui dobbiamo il dono la Deposizione del Gagini, del 1521? Qualche altra volta diremo meglio dello Zumpano.

Il nome di Leone è stato portato da Pontefici notevoli: Leone I Magno, che mise in fuga Attila; Leone III che incoronò, l’anno 800, Carlo Magno e creò l’Impero medioevale, dalla cui autorità Dante si attende la pace per i cristiani; Leone IV, che fortificò Roma contro i Saraceni con le Mura Leonine; Leone IX, che sconfitto nel 1053 in battaglia dai Normanni, diede però inizio al loro riconoscimento come vassalli della Chiesa, e al Regno del Meridione; Leone X, Giovanni de’ Medici figlio del Magnifico, che affrontò la rivoluzione luterana e scomunicò Lutero, il quale era agostiniano, e gli anglicani; Leone XIII, autore, nel 1891, della Rerum novarum e iniziatore della moderna Dottrina sociale della Chiesa; e che condannò sia socialismo sia liberalismo in quanto materialisti e atei, ma rivendicò la dignità del lavoro, unica giustizia sociale possibile; e perciò di un saggio progresso. Capiremo presto perché Prevost ha scelto il nome di Leone?

Ci poniamo intanto molte domande, com’è ovvio. E come per tutti i Pontefici, non mancano già i tentativi di interpretazione politica: in genere, sbagliata in qualsiasi senso.

Per il momento, e nell’assistere all’Habemus, non nascondiamo una primissima impressione di cordialità, come per una persona che certo conosce la difficoltà del vivere, però invita ad affrontarla con forza e con ottimismo; e, probabilmente, con apprezzabile realismo senza utopie. Così farà, pragmaticamente, per la pace?

Ulderico Nisticò