I documenti inutili di Pio XII


Se, tra 100.000 documenti del pontificato di Pio XII (1939-58), 99.999 daranno ragione alla tesi Alfa e uno (01) aiuta la tesi Beta, state tranquilli che tutti i giornali e tv del mondo riferiranno in prima pagina Beta, e se ne trarrà un film da dieci Oscar. Gli altri 99.999, quelli di Alfa, finiranno sopra una rivista universitaria semestrale, con rari lettori abbonati a forza. L’apertura degli Archivi è un’operazione inutile, e ve ne accorgerete tra un paio d’anni.

A sconfessione del ripetuto detto che “la storia si fa con i documenti”; e invece si dovrebbe fare sapendoli leggere, e liberandosi da ogni pregiudizio: SINE IRA ET STUDIO, cioè senza avercela con Tizio e sostenere Caio; e come si fa? Semplicissimo: QUORUM CAUSAS PROCUL HABEO. Cioè quando passa abbastanza tempo (tempo cronologico, ma soprattutto tempo culturale e politico), perché un certo avvenimento sia considerato “storico”, quindi senza conseguenze attuali, e non gliene cale più a nessuno. E non è il nostro caso, in questo 2020.

Uno storiografo come Tacito è molto raro… sempre ammesso che egli stesso abbia tenuto fede ai suoi principi. I più sono partigiani o di un’ideologia o di una patria, e perciò scarsamente attendibili. Esempio, la storiografia francese su Waterloo, che ne ha raccontate di ogni sorta – la pioggia, la barba, l’ulcera; e, con rispetto parlando, le emorroidi – e tanto le ripetono, che il lettore medio quasi quasi si convince che Waterloo fu un pareggio fuori casa, che nella vecchia Media inglese è quasi vittoria. Invece fu una scoppola conclusa per Napoleone a S. Elena, e da cui la Francia si salvò grazie al versipelle Talleyrand e al buon senso di Metternich. Lo stesso per il 1940-44, periodo nel quale la Francia stette tranquilla e ben pagata sotto occupazione tedesca, poi s’inventò la qualunque.

Ecco esempi di storiografia patriottica francese; il guaio è che gli storici italiani lo ignorano; e, comodi, copiano i colleghi; e i nostri testi per i Licei dedicano dieci pagine alle Guerra dei cento anni, cavallo per cavallo, una paginetta scarna al 1861.

Quanto agli storiografi calabresi, tutto quello che sanno è: la Magna Grecia (senza nessun particolare); i monaci basiliani, sei secoli di tutti monaci; la fucilazione di Murat (chi era costui?); l’emigrazione.

A che servono i documenti? Non si convinceranno mai che, tra un pio monaco e l’altro, c’erano arcivescovi, vescovi, soldati, contadini, marinai, artisti, signore e signorine… Eccetera.

Quando poi la storia serve a fare politica, è la fine. Lo storiografo ideologico o è ideologico, cioè ha il cervello automatico; oppure segue il detto attribuito a Voltaire e fatto proprio da Lenin: “Calunniate sempre, qualche cosa resterà”. Se la cosa riguarda la Chiesa cattolica, si applica il detto, sempre di Voltaire, “Schiacciate l’infame”.

E il bello è che i tacciati d’infamia, cioè la Chiesa e la cultura cattolica ufficiale, si sentiranno beati se, tra i 100.000 documenti, uno storiografo pietoso si degnerà di leggere anche quello 56.732: la lettera natalizia di un parroco alla zia, regolarmente spedita per posta ma oggi spacciata per missiva segreta inviata via staffetta di allora anni 12, poi deputata a vita.

Ulderico Nisticò