I malvagi social: immaginate senza…


Per quanto è possibile, buona Pasqua.
Si attribuisce a Umberto Eco la seguente frase, o più o meno: “I social hanno dato la parola a legioni di imbecilli”. Molti intellettuali della domenica e professori che hanno il computer solo da quando è obbligatorio, la ripetono con lo stesso atteggiamento degli antimafia segue cena: “Tutti mafiosi tranne me”; alla Eco, “Tutti, tranne me, imbecilli”. Tranne me, dice, che non uso i social, ovvio.

Un paio di mesetti fa, le sardine, durante la loro fugace esistenza, parlavano seriamente di vietare i social a quelli che non la “pensavano” come loro; pensiero, il loro, che non si affannavano a precisare. Invocavano comunque la psicopolizia a controllo di internet; e ogni tanto Facebook sta esercitando una sia pure schizofrenica censura, e qualche raro disgraziato c’incappa.

Insomma, sentiamo piangere che i social sono brutti e cattivi.
Ora che c’è il virus e i riti di Pasqua sono stati trasmessi sui cellulari; e si fa scuola sui social, anzi molti lamentano che ci siano studenti senza social, vorrei vedere cosa direbbe Eco! E cosa le sardine, se esistessero.

E provate a immaginare cosa farebbe una normale persona chiusa in casa, senza gli unici rapporti umani consentiti, ovvero esattamente i social. A cominciare da Soveratoweb, per passare agli infiniti contatti, e gruppi in cui si parla di tutto, dalle barzellette al problema, postomi proprio stamani da una gentile interlocutrice, della continuità del miceneo nell’arcadico-cipriota-panfilio. Se fosse vivo Eco, il quale non era grecista, glielo spiegherei volentieri. Lo so che al 90% non importa tanto, ma vi assicuro che i filologi classici ci distraiamo moltissimo dall’angoscia della prigionia per virus; e impariamo, in vecchiaia, qualcosa
Sono dunque agghiacciato al pensiero che qualcuno avesse dato retta ad Eco e alle sardine, chiudendo i social. Grazie a Dio e all’ingegno umano, che ci sono!

Ma sui social si possono scrivere “fake”, sento gridare. Come se prima tutti avessero detto la purissima verità, su geroglifici e lapidi e manoscritti e stampa! Vi porto un solo caso: dalla metà dell’VIII secolo alla fine del XVI, l’intero mondo occidentale venne dominato da un documento scritto, la Donazione di Costantino, causa di almeno metà delle guerre di quei bellicosi secoli; e anche occasione della Divina Commedia, in cui Dante, che ci credeva, la condanna e la dichiara illegittima e fonte della corruzione ecclesiastica (leggete il XIX Inf.), però, ripeto, ci crede. Era una bufala pazzesca, un falso scritto quattrocento anni dopo la morte di Costantino, ma non se ne accorse nessuno prima del Valla; e anche del Valla non si accorsero per un altro secolo.

E lasciatemi citare il Foscolo: “Se al mondo restassero solo mille libri, ce ne sarebbe d’avanzo” [Ortis]; e il Leopardi, che pianse di essere vissuto “infracidandosi il cervello sui libri” [Folletto e gnomo].
Vi bastano, come esempi? Sui social scrive anche lo scemo del villaggio, esattamente come nel villaggio parlava a vanvera anche lo scemo; ma dopo un po’ si esclude da solo, come succedeva allo scemo.

Conclusione: è ora di finirla con ogni atteggiamento passatista, che nulla ha a che vedere con le tradizioni, e tanto meno con la Tradizione, ed è effetto di ottuso conservatorismo; ed è anche una delle cause profonde dell’arretratezza della Calabria.
E mica solo: se dessimo retta a Greta, niente più plastica; e i ventilatori per rianimare i contagiati li faremmo di bambù; e suscitando subito l’ira degli ecologisti! Il problema dunque non si risolve eliminando la plastica, ma riciclandola all’infinito: non senza o contro la tecnologia, ma con la tecnologia sempre più avanzata; o dovrei dire “meglio avanzata”.
A proposito, assessore Ultimo: com’è la situazione reale dei rifiuti in Calabria? Si riciclano, si vendono… o no?

Ulderico Nisticò