Detto in generale, e usando una sintetica e vivida parola dialettale, il calabrese medio è “miraculusu”, il che significa uno che si lamenta sempre di qualcosa, e aspetta soluzioni prodigiose, miracoli o divini o terreni e umani. Ma i miracoli li fa solo Iddio, e secondo la Sua infinita sapienza, e non secondo i nostri capricci e le istanze immediate.
Esempio, l’Acquario di Soverato di Raffaele Mancini, con cui – e non scherzo! – volevano fare concorrenza a Genova. Invano tentai di spiegare che Genova era una Repubblica marinara da mille anni; niente, Acquario vollero e Acquario fu, e poi l’unico caso della storia in cui i pesci morirono affogati.
Volevano dunque saltare mille anni, e ottenere un miracolo ittico e turistico. E giù la Rimini del Sud, la Taormina del Nord, l’Ibiza dell’Est e la Rodi dell’Ovest… Tutte bufale che, alla fine, fecero e fanno la fine dell’Acquario.
Il turismo potrebbe essere una seria risorsa economica e di lavoro per la Calabria, se venisse gestito non con magie e illusioni funeste, ma in modo serio.
- Niente Vitelloni e filmetti con De Sica figlio. La Calabria non si presta affatto al turismo divertaiolo, da sballo, da amori usa e getta eccetera. Chi vuole fare cosette del genere, se ne va ai Caraibi, dove spende di meno, si “svaga” di più, e non lo vede nessuno.
- Nessun calabrese, e io per primo, e ciò ci onora, vuole trasformare il suo paese in una specie di lupanare estivo, con relativo spaccio eccetera.
- Lo stesso per il sognato turismo di lusso e porto per velieri di sceicchi arabi. Se a Soverato facessero il millantato albergo a 7 stelle, io dovrei passeggiare con cani pure a 7 stelle, e con camicie firmate a 7 stelle, e non con i miei cagnetti trovatelli, e vestito, come vedete, alla Me ne frego, e non solo ideologicamente.
- Il clima calabrese consentirebbe un’offerta turistica media, familiare, a pensionati settentrionali e stranieri, e per almeno sei mesi l’anno. Basta un Pacchetto per 10, 15 gg di soggiorno comodo, cucina decente, concerti e spettacoli. Escursioni, vedi più avanti.
- Dove li mettiamo, i turisti medi? Negli innumerevoli appartamenti che – passeggiate un poco per le vie della Perla!!! – sono vuoti per trasferimento degli occupanti in casa di riposo, o trasferimento di fatto con la scusa di Vado qualche giorno a trovare i figli.
- Il tutto, ovvio, passando dalle agenzie, e con feroce repressione di ogni forma di affitto in nero. Ripeto che Mario Rossi senza carta d’identità potrebbe essere un agente israeliano o un terrorista dell’ISIS o un latitante comune. Eccetera per gli aspetti fiscali.
- La Calabria ha innumerevoli borghi collinari mezzo spopolati che, con un poco di restauro delle vecchie case, sarebbero l’ideale per chi magari la mattina vuole il mare, ma la sera il fresco e la quiete con qualche allegra festa dei santi.
- Immenso è il patrimonio storico, archeologico, monumentale, religioso. Immenso, ma ignoto a quasi tutti. Potrei farvi dei nomi giganteschi (“Tu non sai che grande uomo di cultura è… ”) di persone che, vivendo a Soverato, non hanno mai messo piede nella Colonia Minervia Nervia Augusta Scolacium, più nota come Roccelletta, che sta a km. 17. Figuratevi se andarono mai a S. Severina, Gerace, Stilo…
- Condizione indispensabile per un turismo serio è dunque tappare la bocca, per decreto, a quanti vanno cianciando di: sbarchi di Ulisse; boschi incontaminati manco fossimo in Polinesia; Magna Grecia senza un nome o una data; dominazioni…
- Serve dunque il recupero dell’immagine della Calabria. Esempio veloce: per ogni dieci film “calabresi”, stabilire per decreto che uno dev’essere d’amore, uno di avventura, uno storico, uno religioso… e il decimo di mafia. Invece sono di mafia almeno nove! Così il forestiero pensa che, appena venuto in Calabria, sarà subito rapinato; per poi accorgersi che è molto più sicuro passeggiare nudi di notte sull’Aspromonte, che di giorno e armati in certi quartieri di Roma e di Macerata: leggeteli, ogni tanto, i giornali, o calabri intellettuali della domenica. La mafia c’è, ma è una cosa tremendamente seria, mica un’accozzaglia di rubagalline; e va a braccetto, e a cena, con i signori in giacca e cravatta, e con giudici presunti lestofanti. Leggeteli, ogni tanto, i giornali!
- Eccetera, per tutte le varianti del turismo, che non è un poco di breve chiasso estivo come siamo abituati.
- Il turismo correttamente inteso è dunque un’attività economica, che richiede lavoro, professionalità, organizzazione, e quindi posti di lavoro come li intendiamo noi reazionari, cioè spaccarsi la schiena, venire pagati, mangiare del proprio: e questa è l’unica genuina libertà.
Il tutto non può essere lasciato all’improvvisazione a macchia di leopardo… ma quale leopardo? di gattino spelacchiato. Occorre un assessore egionale al turismo con i baffi di bronzo, che elabori un Piano Regolatore Turistico per distribuire l’offerta (i Comuni senza mare, non posso avere una zona balneare: e non mi fate fare nomi! Idem per quelli senza monti per il turismo montano); e un precisissimo e severo Regolamento Regionale Turismo. Come applicarlo? Ecco il miracolo umano: chi non rispetta il PRT e l’RRT, manco una lira di contributo.
Ulderico Nisticò