I misteri di Enrico Mattei, e l’Algeria


Enrico Mattei

 Enrico Mattei compare nelle cronache nel 1945, mentre era nato nel 1906. La precisazione anagrafica non è inutile, perché è lecito chiedersi cosa abbia fatto nei primi 39 anni della sua vita, dei quali trascorsi durante il Regime fascista tra il 1922 e la guerra. Le biografie divulgate, o sorvolano, o sanno di posticcio.

 Nel 1945 lo mandano a liquidare l’AGIP, azienda fascista. Mattei non se ne dà per inteso, e crea per di più l’ENI, con particolare attenzione al metano della Pianura Padana, sottraendolo alle mire delle compagnie internazionali. Il suo scopo era l’autonomia energetica dell’Italia.

 Condusse, anche in questo caso in difformità dai governi, una vera politica estera. Nel 1945, erano colonie francesi il Marocco, l’Algeria e la Tunisia; la Libia, già italiana, era occupata dalla G. Bretagna, che aveva le mano lunghe sull’Egitto. Il Medio Oriente arabo era già in subbuglio per la caotica nascita di Israele: donde le guerre del 1947 e del 1956… per allora.

 In tutti questi territori si stava trovando il petrolio, con i contrasti di interessi che potete immaginare. Le compagnie petrolifere (le “Sette sorelle”) perseguivano uno scopo semplice e rozzo: mantenere una classi dirigente indigena molle e corrotta, e pagare il greggio il meno possibile. Iniziava così il neocolonialismo, con indipendenza statale di Marocco e Tunisia e Libia, ma piuttosto nominale che reale. La Francia manteneva però il dominio dell’Algeria, con dure operazioni militari.

 L’Italia ufficiale stava a guardare, sempre succube ai vincitori della Seconda guerra mondiale. Di Mattei si diceva, al contrario, che avesse rapporti con i ribelli algerini e con i movimenti nazionalisti che fervevano in Egitto e Siria.

 Il 27 ottobre 1962 esplode l’aereo di servizio, su cui viaggiavano Mattei e un giornalista americano; lo pilotava Imerio Bertuzzi, pluridecorato ufficiale d’aviazione della Repubblica Sociale Italiana: altro mistero.

 Seguirono inchieste, che, come spesso dal 1945, si chiusero senza scoprire un bel niente di niente. A questo punto, ogni illazione è lecita. E anche non stupirsi che la Meloni sia andata a ricordare Mattei proprio in Algeria, e a proposito di gas e di petrolio.

Ulderico Nisticò