
I Santi a Portosalvo
La denominazione di Galilea si trae dal Vangelo di Matteo. Così dice il Risorto: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea, e là mi vedranno». Galilea apparve alla religiosità popolare come la conclusione della Pasqua.
Perché “scindira i Santi a Galilea”? Mi confermano almeno due persone attendibili che, quando l’abitato era a Soverato Vecchio, la processione dei Santi scendeva, presumo lungo il Beltrame, a San Nicola, o Monaco, o Poliporto, toponimo che dobbiamo forse convincerci voler dire antico. Sulla spiaggia si teneva anche festa e banchetto: “u Pascuni”. Da Soverato Vecchio si conserva una statua di Cristo.
Quando, dopo il terremoto del 1783, l’insediamento di Suberatum venne trasferito sulla collina a meridione del torrente, il percorso dei Santi divenne per Mortara e Santicelli, con sosta presso la torre di Galilea; e da lì, lungo il sentiero poi scomparso, raggiungere le case di Santa Maria di Poliporto; e la chiesa di cui Mimì Caminiti ci dà notizie risalenti almeno alla metà del XVII secolo; e che, dopo vicende che abbiamo narrato nel 2004, e avremmo volentieri tornato a narrare, è oggi il Rosario.
A Soverato, come in diversi altri luoghi della Calabria, la nostra è una di quelle che possiamo definire cerimonie di ritorno; come se non si fosse persa del tutto la memoria che i Santi avessero sede, un tempo, sul mare, o comunque in altro luogo. A riprova dell’antichità del cristianesimo nelle terre poi dette Calabria.
Oggi da Soverato Superiore la processione segue la rotabile, con sosta all’Ospedale; la meta sarebbe il Rosario, che speriamo sia presto agibile; e quest’anno le statue sono state accolte da Portosalvo. Tornate nella loro chiesa, le immagini resteranno in attesa della Pasqua e Galilea del 2026.
Ulderico Nisticò

Il Cristo di Soverato Vecchio