La stampa riferisce di uno studio dell’Osservatorio dei conti pubblici dell’Università Cattolica, circa il divario Nord – Sud. Quanto leggiamo, numeri alla mano, è vero, verissimo, tristissimamente vero: per esempio, e mi duole da vecchio professore, i test INVALSI secondo i quali i risultati scolastici delle regioni meridionali sono “gravemente insufficienti”; eccetera, per quanto riguarda economia, servizi, asili nido… Per i Lea (livelli essenziali di assistenza), la Calabria è a meno 140 punti, mentre il Veneto è a 280, il doppio.
Su questi numeri, la Cattolica piange il divario; e insinua che con l’autonomia le cose POTREBBERO andare peggio. Poi si legge, tra le righe, che sono numeri non del 2025, quando ci sarà l’autonomia differenziata, ma del 2022, quando l’autonomia non c’era; ed effetti del periodo 1970-2022, per la pessima gestione delle regioni meridionali.
Ebbene, non abbiamo mai letto di queste geremiadi negli anni passati; mai abbiamo sentito accusare la politica… E invece i dotti della Cattolica si danno alla profezia, un’arte che funziona sempre benissimo a colpi di “POTREBBE” e di forse; magari per convincere ad andare a votare quando, e SE, si terrà il referendum.
E già, mica è detto; e nemmeno è facile, visto che un REFERENDUM ABROGATIVO richiede il 50% + uno degli aventi diritto al voto e che vadano a votare: cioè circa VENTIDUE MILIONI. La Calabria, con la sua popolazione, può… no, POTREBBE incidere per un 2,3%.
Esempio, raccolta firme per la cittadinanza. In Calabria, 470. Eh, mica 470.000, proprio 470, meno di mezzo migliaio.
Riassunto: se si vuole aprire un dibattito sull’autonomia differenziata, lo si faccia con onestà intellettuale. La Calabria è GIÀ l’ultima d’Europa. Ci serve politica seria, non ci aiutano i sofismi palesemente schierati per una parte politica.
Ulderico Nisticò